Enna – Reduce dall’enorme successo riscosso dalla prima, avvenuta lo scorso 25 novembre al Cine teatro Evolution di Leonforte, i protagonisti di “In balia di un attimo” hanno calcato il palco del teatro Garibaldi di Enna, lo scorso 6 dicembre. Lo spettacolo, di e con Sandro Rossino e Federico Fiorenza, è la parte finale del progetto “New man: l’eroe che è in me”, finanziato dall’Inail e diretto dalla dottoressa Irene Varveri, coadiuvata dalla scrittrice Gabriella Grasso e dal videomaker Giuseppe Guagliardo. L’infortunio, la disabilità, la mutilazione esistenziale è una realtà che tocca da vicino non solo il soggetto che subisce, ma l’intero nucleo familiare. Ciò che dovrebbe “nobilitare l’uomo” diventa improvvisamente una mannaia che inesorabilmente taglia l’individuo fuori dalla sua stessa esistenza, rendendolo spettatore passivo. Il progetto della dottoressa Varveri, durato circa un anno, è un perfetto esempio di come il teatro unito al sociale diviene trampolino di lancio per una nuova esistenza. Tanti gli assistiti che hanno partecipato al laboratorio di recitazione, si sono scommessi nel ruolo di scenografi, contribuendo con i propri manufatti all’allestimento delle scenografie. Il tutto corredato da coreografie impeccabili, che hanno incorniciato un toccante videoracconto dal quale emerge quanto la barriera sia solo un fattore mentale. “Tu sei bellissimo. Tu sei unico. Tu sei meraviglioso”. In una sola battuta, l’essenza del capolavoro “In balia di un attimo”. Degli eventi, del destino che si compie in un attimo e che vede protagonisti due pupari alle prese con l’arte. Uno, Federico Fiorenza, non perdona il difetto e fa del pupo “invalido” legna da ardere; l’altro, Sandro Rossino, è un puparo più indulgente. Inetto agli occhi dell’altro, perché ai pupi difettosi dona un’altra occasione, reinventa una vita. La piece si caratterizza per una narrazione strutturata, mai banale. Un metaracconto che in un costante intreccio tra parola, mimica, audio e video accompagna lo spettatore dentro la fatalità di un attimo. Quello in cui la vita prende un’altra direzione inaspettata. La trama, intrecciata, non è ostica ma avvincente e quasi sembra di toccarle, le pieghe di una vita distrutta che cerca a fatica di farsene una ragione. Un esperimento perfettamente riuscito, quello del teatro come elemento di inclusione sociale, che dimostra come la percezione degli eventi, anche i più tragici, possa mutare in base alla prospettiva di approccio.
Alessandra Maria