TROINA – Ha parlato di famiglie mafiose scoperte a gestire terreni demaniali, di contributi dell’Unione Europea che finiscono direttamente, anche tramite false dichiarazioni sul possesso di vaste distese di terra, nelle casse di Cosa Nostra dei Nebrodi, del Catanese e pure del clan di Enna. Così il sindaco di Troina Fabio Venezia, un intervento a tutto campo sulla mafia di ieri e di oggi, ha parlato, sabato 10 dicembre, nel corso della presentazione del libro del giornalista e scrittore Josè Trovato, “Mafia balorda”. La serata, nei locali dell’Iis Majorana, ha visto la presenza di un pubblico attento.
Il primo cittadino di Troina vive sotto scorta dal 22 dicembre 2014, per le pesanti minacce ricevute dalla mafia dei Nebrodi; e le tutele sono state accresciute dopo che la Dda, decapitando il vertice del clan locale di Cosa Nostra, ha rivelato un piano per colpirlo e danneggiarlo, anche politicamente.
“La mafia ennese, nonostante le indagini che hanno messo alla sbarra numerosi affiliati, è ancora attiva – ha detto Venezia – e grazie alla sua apparente marginalità geografica, lontana dalle grandi città ma al centro della Sicilia, riesce ancora a trovare solide alleanze con i più pericolosi e sanguinari clan dell’Isola”.
La presentazione del libro è stata organizzata dal Comune e dall’associazione antiracket e antiusura di Troina. In sala anche la testimonianza di Luciano Modica, amministratore giudiziario di diverse imprese confiscate alla criminalità; assieme all’assessore di Assoro Sibilla Giangreco. “E’ fondamentale parlare del riutilizzo dei beni sottratti al crimine – ha detto l’assessore Giangreco – perché anche da questo passa il contrasto alla mafia”. L’amministratore Modica ha parlato dell’amministrazione giudiziaria di alcune società del Catanese sottratte al crimine. Con la sua esperienza, l’amministratore ha dimostrato che comunque le ditte, spesso, riescono a sopravvivere e a rilanciarsi, una volta tagliati i ponti con i vecchi proprietari. “Nell’ultimo periodo – ha detto – abbiamo aumentato fatturati e posti di lavoro”.
Dal canto suo, l’autore di Mafia balorda ha tracciato il quadro di un’organizzazione mafiosa, quella ennese, sempre più pericolosa. Per converso, però, si registrano pure fenomeni positivi: la società ha cominciato a reagire. “Dieci anni fa, quando iniziai a scrivere di mafia, alcuni sindaci negavano il fenomeno mafioso in Terra ennese, i giovani non immaginavano neppure che esistessero dei clan; e gli imprenditori pagavano in silenzio, rassegnati – ha detto Josè Trovato –. Oggi esistono associazioni antiracket in 7 comuni su venti della provincia; la gente è consapevole e denuncia tentativi di imposizione del pizzo, ben sapendo che spesso i sedicenti boss non sono altro che balordi da quattro soldi. Oggi ci sono sindaci come Fabio Venezia a Troina e Antonio Bevilacqua a Pietraperzia. E per la prima volta il Comune di Leonforte, su iniziativa della giunta del sindaco Francesco Sinatra, si è costituito parte civile a un processo di mafia, quello scaturito dall’operazione del Commissariato di Leonforte “Homo Novus”. E’ il segno che qualcosa sta cambiando”.
Vito Montana