Da una parte il sacerdote di strada, il prete ribelle considerato “scomodo”; dall’altra il cantautore degli ultimi, dei reietti, degli esclusi. Da una parte Don Andrea Gallo e dall’altra Fabrizio De An-drè. In mezzo l’amicizia sincera tra due uomini “Angelicamente Anarchici” insofferenti al potere e alle sue ingiustizie.
Arriva in Sicilia per sole due date venerdì 16 dicembre alle ore 20.30  al Teatro Regina Marghe-rita di Caltanissetta per la stagione firmata da Moni Ovadia e realizzata dal Comune grazie al supporto di Crodino e Caltaqua, e il giorno successivo sabato 17 dicembre alle ore 20.30 al Teatro Garibaldi di Enna per la stagione firmata da Mario Incudine e realizzata grazie alla sinergia tra il Comune e l’Università Kore, “Angelicamente Anarchici” con Michele Riondino, l’attore pugliese amato dal grande pubblico anche per la sua interpretazione de “Il giovane Montalbano”.
In scena Michele Riondino dà voce a Don Andrea Gallo e racconta il suo quinto Vangelo: quello secondo Fabrizio De André. In una drammaturgia (firmata da Marco Andreoli) che procede tra pa-role e musica (eseguite dal vivo da Francesco Forni, Ilaria Graziano e Remigio Furlanut) nessuna celebrazione, ma solo la storia di un’amicizia intima e fortissima che ha unito profondamente il poeta e il sacerdote anarchico. Ad unire Don Andrea Gallo e Fabrizio De Andrè sono stati il desiderio di giustizia, la cultura libertaria e soprattutto la concezione della vita come cammino e incontro, prescindendo da qualsiasi pregiudizio.
Sul palco le canzoni di Fabrizio De Andrè scelte da Don Gallo per il suo libro postumo “Sopra ogni cosa. Il vangelo laico secondo Fabrizio De André nel testamento di un profeta” nato sulle ali di un’amicizia intrattenuta per anni e iniziata quando Faber era ancora un giovane liceale e folgorò il prete di strada con un componimento scolastico dal quale già traspariva l’insofferenza nei confronti del potere e l’intolleranza per le istituzioni ingiuste.
Dodici brani tra le più belle canzoni di De Andrè – da  Crêuza de mä a Bocca di Rosa fino a La bal-lata dell’amore cieco – , nelle quali ha rintracciato il nucleo del messaggio evangelico, penetrante e universale, per rilanciare quei valori che sono stati per lui ancor più imprescindibili e non negoziabili di quelli religiosi: la coscienza civile, la comprensione umana, la guerra all’ipocrisia e il desiderio di riscatto della condizione umana emarginata, perché come cantava De Andrè  “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.