“Non sono preoccupato tanto della stupidità del gesto, quanto del substrato culturale in cui esso è maturato. E mi rendo conto che, a chi voleva speculare sulle scelte della mia giunta, la situazione deve essere evidentemente sfuggita di mano”. Così il sindaco di Calascibetta Piero Capizzi commenta l’inquietante avvertimento, un mazzo di crisantemi e un lumino abbandonato sulla sua macchina, avvenuto tre giorni orsono nel suo paese. L’intervista avviene a due giorni dall’episodio, proprio per dare il tempo all’amministratore di maturare una maggiore consapevolezza dei fatti. Capizzi non ha dubbi: gesti del genere sono la conseguenza del dibattito, acceso, creato dalla scelta di creare, prossimamente, uno Sprar, una struttura per rifugiati o per immigrati richiedenti protezione internazionale.
Che lettura dà a questo episodio?
“La prima, forse semplicistica, riguarda la stupidità e  la leggerezza degli esseri umani. L’altra, più profonda, è che questi gesti sono la diretta conseguenza di azioni poste in essere da persone che stupide non sono”.
Sul serio non è preoccupato?
“Non mi preoccupo certo del mazzo di crisantemi o del lumino, perché se l’essere amministratori deve ricondursi a: “Tu fai questo e io ti minaccio”; allora questa non è politica. Semmai mi preoccupa chi pensa di parlare alla pancia delle persone, credendo di ottenere risultati che non comprendo. Ecco, non capisco dove si voglia arrivare”.
Lo riconduce alla scelta dello Sprar?
“Non ho dubbi, al riguardo. Anche perché non ci sono state altre tensioni”.
Ma andrete avanti?
“Certamente. Abbiamo aderito allo Sprar e stiamo portando avanti un progetto per venti richiedenti asilo e rifugiati, con tutte le procedure previste dalla normativa: un bando per selezionare un ente gestore e poi si spera di trovare nel territorio qualche struttura privata, come civili abitazione, per ospitare, possibilmente, anche gruppetti di quattro o cinque persone”.
Dunque quanto avvenuto non influenzerà l’azione amministrativa?
“Ovviamente no. La fuga dai Paesi in guerra è un fenomeno talmente di portata planetaria che se pensiamo di rimanere indenni sbagliamo a priori. Peraltro la logica del “non nel mio giardino” non ha senso, considerato che altri comuni vicini stanno dando la propria adesione, o l’hanno già fatto. E comunque vorrei ricordare che non si parla di immigrati irregolari, o di “clandestini”, ma di persone che fuggono da Paesi in guerra o da situazioni in cui rischiano la morte”.

Nella foto, il sindaco di Calascibetta Piero Capizzi