E’ molto difficile e penoso questo inizio del 2017, nel mondo e nel nostro Mare.
Per noi tutti, ma per le donne di più. Come sempre.
Affidiamo l’apertura di questo nuovo anno di MEDITERRANEA alle parole di Elias Khoury, il grande scrittore libanese noto in tutto il mondo e giornalista di importanti testate panarabe. Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Al Quds al Arabi.

Elias Khouri – “NON ABBIATE PAURA” – 24 gennaio 2017

In uno scenario internazionale dai toni sempre più estremi la soluzione è la resistenza in un’unica battaglia che unisce America e Medio Oriente contro una politica che parla la lingua dell’odio.
Il sangue versato a Umm Heiran (villaggio palestinese nel deserto del Negev, oltre 150 abitazioni, distrutto dalla polizia per far posto ad un nuovo agglomerato di coloni israeliani il 22 gennaio) sopra le macerie delle case demolite è fiorito nelle manifestazioni delle donne a Washington e in tutte le altre città d’America e del mondo. Qui demoliscono un villaggio beduino, lì si distruggono i valori mentre la lingua degli estremisti affila i coltelli per far precipitare il mondo in un nuovo e sanguinoso macello. Trema l’individuo di fronte al nuovo presidente americano che parla la lingua dell’odio, del disprezzo verso la donna e le minoranze. Ma che sia Umm Heiran o l’America noi non avremo paura, neanche Beirut avrà paura.
La libertà ha un’unica voce e parla una sola lingua: quella della resistenza. La ascoltiamo ancora e con essa scriviamo il dolore e la speranza, la utilizziamo per scagliarci nella battaglia contro il mostro dell’estremismo che vuole spegnere la scintilla negli occhi dei nostri figli.
Gli eventi di Umm Heiran non indicano solo la brutalità dell’occupante israeliano che ha trasformato la vita dei palestinesi in una catastrofe quotidiana, ma anche l’odio di un mostro armato fino ai denti, di un razzismo che ha avvolto con i suoi tentacoli la Casa Bianca. Trump è l’altra faccia di Netanyahu: uno umilia le donne e le minoranze, l’altro vuole trasformare la minoranza ebraica in uno strumento di oppressione, uno vuole spostare la sua ambasciata a Gerusalemme, l’altro vuole ripulire la terra dal suo popolo.
Hanno toccato il fondo. Ma nel fondo non troveranno che la nostra resistenza, insieme alle donne americane, nere, musulmane e arabe, insieme ai migranti e agli sfollati, resistiamo in spagnolo, in arabo e in inglese e in tutte le altre lingue per proteggerci dalla barbarie, resistiamo alla catastrofe del mondo, alla nostra catastrofe in questo mondo.
Un’unica battaglia: le donne siriane che sono state sottoposte ai peggiori tipi di umiliazione dai delinquenti di Daesh e al-Nusra, le donne yazide che hanno infiammato il nostro onore sciupato, si ritrovano oggi al fianco delle donne americane. Le vittime delle prigioni di Assad sono il rovescio della medaglia di chi si è trovato vittima delle celebrazioni per l’insediamento di Trump alla Casa Bianca.
Non abbiate paura: loro sono forti perché noi siamo divisi, loro cavalcano una lingua perché noi abbiamo dimenticato la nostra. Opprimono perché noi abbiamo avuto paura e ci siamo fatti spaventare dalla follia americana iniziata in Iraq e completata con l’invasione della Siria da parte di estremisti, alcuni venuti a sostegno del dittatore, altri ad inquinare la rivoluzione del popolo siriano con la spazzatura del pensiero settario. Loro sono forti perché noi ci siamo arresi: gli abbiamo consentito di confiscare la questione palestinese. Non abbiate paura: la battaglia è una sola ma, per vincerla, dobbiamo espellere gli impostori dalle nostre file. Il sionismo ha già trovato un nido sicuro nel trumpismo ed è proprio lì che dobbiamo bloccarlo.
Non abbiate paura: si tratta di una battaglia composta da decine di altre battaglie. È una battaglia difficile, dura e feroce. Dobbiamo rimanere coscienti e resistere a un mostro che vuole riportarci indietro ad un’epoca oscura.

(traduzione Laura Formigari)

Mediterranea Udi Catania
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