Ecco il testo integrale su Enna della relazione semestrale della Dia, la Direzione Investigativa Antimafia, sulla criminalità organizzata di questa provincia, relativa al primo semestre del 2016. La relazione, consegnata dal ministro al Parlamento, è disponibile anche sul sito web della Dia. I dati ennesi provengono dall’attività di Caltanissetta, che è diretta dal Capo Centro, il Colonnello della Guardia di Finanza Giuseppe Pisano.
Scrivono gli investigatori: “Nella provincia rimangono attuali le dinamiche di rimodulazione degli assetti e delle leadership tra le famiglie di cosa nostra, determinate, da un lato, dalle tensioni tra i clan locali, che cercano di affermare un loro ruolo di autonomia e, dall’altro, dalle organizzazioni delle provincie limitrofe, ben più forti e strutturate, che vedono nell’ennese un’area su cui espandersi. Sul piano generale, gli esiti dell’operazione “Primavera” confermano l’operatività sulla provincia di 5 famiglie. Nel relativo provvedimento cautelare è, infatti, specificato che “…in provincia di Enna le famiglie riconosciute sono appena cinque, peraltro costituite da un numero ridotto di “uomini d’onore…” circostanza che ha escluso la creazione di una figura tipica dell’organizzazione mafiosa tradizionale, il mandamento, struttura intermedia nata al fine di meglio coordinare l’attività di più famiglie stanziate sul territorio…”.
Vale la pena soffermarsi sugli esiti della già citata operazione “Primavera”, che ha di fatto disarticolato una consorteria mafiosa operante nel territorio di Pietraperzia, particolarmente attiva nel praticare l’attività estorsiva sia attraverso la richiesta del “pizzo” (in alcuni casi a società vincitrici di commesse pubbliche), sia imponendo l’assunzione di persone o il licenziamento di altre.
Le alterne vicende giudiziarie (detenzione o scarcerazione) sembrano, inoltre, influenzare l’operatività dei boss locali, i cui orizzonti territoriali raramente riuscirebbero a superare i comuni di insediamento e le cui tipiche espressioni criminali finalizzate al controllo del territorio si sostanziano nelle estorsioni, nell’usura e nello spaccio di stupefacenti.
In tale contesto, assumono particolare rilevanza le alleanze con le vicine organizzazioni operanti nelle provincie di Catania e di Caltanissetta, con ciclici conflitti, anche interni, quando queste ultime tentano di assumere un ruolo egemone. Il tentativo più concreto di imporre una leadership e di svolgere un ruolo di aggregazione all’interno dell’organizzazione si conferma quello portato avanti dal neo reggente di cosa nostra ennese, appartenente alla famiglia LA ROCCA, nuovamente sottoposto a fermo d’indiziato di delitto nell’ambito dell’operazione “Kronos”. L’operazione, in particolare, ha consentito di definire la struttura, le posizioni di vertice e i ruoli degli affiliati nell’ambito delle locali famiglie mafiose, documentando, in relazione al controllo dell’area nei centri di Palagonia e Ramacca, la crescente conflittualità tra la famiglia Santapaola/Ercolano e quella di Caltagirone, culminata nei tentati omicidi di due soggetti vicini alle cosche”.