Leonforte – “La bellezza è negli occhi di chi guarda”, si legge al minuto 6 e 19″, poco prima dei titoli di coda che concludono la videoinchiesta presentata giovedì scorso al Circolo di Compagnia. “Un non parco urbano a Leonforte (ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare l’inciviltà)” è il terzo episodio, firmato dal giovane Alberto Maria, della web serie Sicilia misteriosa. Un progetto, quest’ultimo, che convince non solo per l’arte del montaggio video e della suggestività delle immagini sapientemente montate da Alessandro Aiello e Zoltan Fazekas.“Questo lavoro nasce in maniera del tutto spontanea – ha dichiarato Aiello – lavorando come giornalisti e come autori abbiamo realizzato i primi due episodi. Internet, poi, ci ha consentito di varcare i confini delle piccole comunità che assistevano impotenti agli scempi”. Sicilia misteriosa, il nome attribuito non senza ironia (chi compie questi misfatti lo fa per intenti fin troppo manifesti), al momento consta di 4 episodi, ma resta pur sempre un lavoro in continuo divenire, pronto ad accogliere altri sguardi desiderosi di indagare. #1. Un porto turistico a Giardini Naxos?; #2. Un’antenna a Fiandaca; #3. Un non parco urbano a Leonforte; #4. Dietro il muos. Già così, ce n’è abbastanza per scavare nelle proprie consapevolezze, chiedendoci come cittadini dove abbiamo sbagliato e cosa abbiamo fatto. La sensibilità dell’occhio che guarda, scruta, indaga ha un’intonazione ben più forte di tante parole messe insieme, a lastricare la strada della demagogia. L’eloquenza non sta – o almeno, non sta solo – nel parlato. Si può raccontare, con gli occhi. Si può non accettare. Si può denunciare, finanche, senza rinunciare a quel pizzico di sensibilità e dolcezza che tutti diciamo di avere per il nostro territorio. “Siamo gli ultimi in Europa per la raccolta differenziata, i primi per le discariche”, ha dichiarato Paolo Mineo, neo presidente del prestigioso Circolo di Compagnia, che ha aggiunto “il lavoro di Alberto Maria è di estrema sensibilità, ci dimostra che dobbiamo essere gli occhi nobili della nostra civiltà”. E non è stato neanche facile portare a compimento il progetto, visto il tema delicato.
Si parla di rifiuti. Si parla di aree, un tempo destinate al nobile ruolo di parco urbano. Si parla di malcostume consolidato e di illecito. “A Leonforte ci sono luoghi di per sé vocati alla bellezza, ma che sono violentati, dobbiamo prenderne atto”, queste le parole del professore Ignazio Vanadia, protagonista di non poche battaglie ambientali, camminatore abituale, occhio vigile nonché voce narrante del progetto di Alberto Maria. E’ lui che conosce bene la storia di un luogo antico, un tempo percorso da binari e da anime, tante, la cui voce rischia di essere consegnata all’oblio,“questi luoghi che mi hanno dato la vita, ora mi parlano di morte”. Ma un rimedio, per dirla con Vanadia, ci sarebbe: “Osservare, per non cadere nell’assuefazione”. Mai abituarsi al brutto, nonostante la professoressa Giovanna Maria ricordasse quei “corsi e ricorsi storici” che tengono sempre in auge la liaison tra il leonfortese medio e la sua amata munnizza. Amare oltre ogni limite il proprio territorio. E’ questo, in buona sostanza, il messaggio che Alberto e tutti i protagonisti della serata, vogliono affidare ai bambini di oggi, future coscienze adulte domani. La corretta informazione può, in tal senso, supportare il buon esempio che diventa seme da piantare nella terra. Del non parco urbano come di ogni altro luogo, che non è inerme, vuole solo essere ascoltato. Come? Un esempio affascinante lo suggerisce Angelo Gervasi, event manager, per l’occasione è intervenuto in veste di cicloturista e ideatore del suggestivo blog I diari della bicicletta, definito daVanadia un “mix tra sociologia, poesia e narrativa”. “Pedalo per osservare – ha detto Gervasi – scoprendo tutta la bellezza della mobilità lenta”. Che sia lungo percorsi lontani, o in itinerari di urban bike tutti locali, la pedalata guida lo sguardo verso ciò che la velocità di un’autovettura tralascia. Tutto il bello, ma anche il brutto, dell’incontro tra natura e uomo. Ecco perché “chi tace è colpevole”. Chi guarda con rassegnazione, lo è altrettanto. E non è affatto retorico auspicare un intreccio sinergico tra scuole, famiglie e istituzioni, che possa lavorare su una concreta (in)formazione.

Alessandra Maria