Leonforte – “Chi ha paura dell’uomo nero?”. Una frase, questa, che da sola basta a titolare un libro o a racchiudere tutta la delicatezza che gli ultimi fatti di cronaca comportano. Qualche mese fa Gorino, ieri Vitulano. E oggi? Oggi, come del resto da settimane, a Leonforte non si fa che parlare di migranti. “Sono arrivati. Alloggiano nell’edificio del vecchio ospedale. Sono tanti”. Probabilmente alimentate dal clamore mediatico suscitato dai fatti di cronaca che hanno avuto luogo nei comuni sopracitati, le chiacchiere si susseguono a ritmi incalzanti e senza ancora alcun fondamento concreto. Di migranti alloggiati a Leonforte, infatti, non vi è ancora nessuna traccia e in merito il primo cittadino, Francesco Sinatra, ha voluto dire la sua, per fare un po’ di chiarezza.
“Lo scorso 24 gennaio, noi sindaci della provincia di Enna abbiamo partecipato a una riunione in Prefettura, volta a conoscere il piano sottoscritto dal Ministero dell’Interno e dall’Anci, che prevede l’attuazione di un sistema di accoglienza dei richiedenti asilo”. “La risposta che ogni primo cittadino doveva far pervenire in Prefettura – ha continuato Sinatra – doveva giungere entro la scorsa settimana, ma ancora quasi nessuno ha preso una decisione”. Di che decisione si tratta? Premettendo che una “invasione”, seppur pacifica, la si dovrà comunque subire, verosimilmente entro la prossima estate, Sinatra ha sottolineato che le decisioni da prendere riguardano la creazione di un eventuale S.P.R.A.R. L’acronimo sta ad indicare il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, destinato ad accogliere e tutelare i richiedenti asilo, rifugiati e migranti soggetti ad altre forme di protezione umanitaria. Un rifugiato, per capirci, è lo straniero che dimostri timore oggettivo di persecuzione personale nel proprio Paese, ai sensi dell’art. 1 della Convenzione di Ginevra del 1951. Si tratta, quindi, di soggetti spesso in fuga da conflitti, identificati e in attesa di passaporto, da integrare attraverso specifiche politiche di inclusione sociale. Creare uno S.P.R.A.R comporterebbe per il Comune l’accesso al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, messo a disposizione dal Ministero dell’Interno per consentire una congrua accoglienza senza inficiare le casse dell’Ente accogliente (che peraltro potrebbe creare un mini indotto attraverso nuove figure professionali gravitanti attorno questo nuovo polo). Ben diversa sarebbe l’alternativa del C.A.S – Centro di accoglienza straordinaria – destinato ai migranti non identificati e utile per sopperire alla mancanza di posti nelle strutture ordinarie di accoglienza. Dalla Prefettura, a quanto pare, il messaggio è chiaro: al fine di una equa ripartizione della presenza di migranti sul territorio, i comuni potranno decidere se aderire al progetto S.P.R.A.R o se, in mancanza di risposte, vedersi attivare un C.A.S. nel proprio territorio. Attualmente, sono già diversi i comuni che hanno già attuato delle politiche di accoglienza nel proprio territorio. Regalbuto ha sia uno S.P.R.A.R che un C.A.S.; Troina uno S.P.R.A.R; Villarosa uno S.P.R.A.R; Enna, dopo un C.A.S e un centro di accoglienza per minori non accompagnati aderirà allo S.P.R.A.R; Piazza Armerina ha sia lo S.P.R.A.R che il C.A.S mentre Aidone rappresenta un caso a sé, con la presenza di 240 elementi tra minori non accompagnati, S.P.R.A.R e C.A.S. Francesco Sinatra non avrebbe dubbi in merito, tenuto conto inoltre della cosiddetta “clausola di salvaguardia” che implica l’esenzione di nuove assegnazioni per i comuni che hanno soddisfatto le aliquote di spettanza (pari a 0,25%, ovvero 2,5 migranti per mille abitanti). Per Leonforte si tratterebbe di 35-40 migranti, (10-15 per Nissoria; 20-25 per Assoro), ma non è da escludere qualche stima ad un lieve rialzo. Si definisce “confuso” Sinatra, di fronte alla delicata decisione che dovrà prendere entro breve e che “passerà alla discussione in Consiglio comunale” (anche se è opportuno ricordare che in materia il Consiglio non potrà porre veti). Una confusione, la sua, determinata dalla particolare congiuntura di disagio economico, “e ancora di più sociale. Mi preoccupa non poco la nostra situazione, già difficile così”. Il fondato timore è quello che la gente possa non comprendere. Non sarà forse il caso di farsene, dopotutto, una ragione?

Alessandra Maria