L’ex dipendente della Cassa edile di Enna e giornalista Mario Antonio Pagaria, al centro di alcune vicende relative a un presunto mobbing ai suoi danni, un caso che fece “rumore” a metà anni Duemila, ha avuto riconosciuto dal collegio giudicante della Corte di appello di Caltanissetta, sezione lavoro, presieduta dal giudice Andrea Salvatore Catalano, quasi  15 anni di mancato riconoscimento di una maggiorazione sullo stipendio minimo mensile. “É una sorta di demansionamento e dequalificazione”, commenta  Pagaria, che all’epoca era impegnato, nel suo lavoro di giornalista, in servizi contro la mafia negli appalti e la turbativa d’asta.
A difendere Pagaria  l’avvocato Maria Stella Calabrese del foro di Caltanissetta. “I Giudici non mi hanno accettato il nesso di causalità per il mobbing. Sono soddisfatto comunque e accetto rispettosamente la loro decisione ma ricorrerò in Cassazione”.
“I sindacati confederali – prosegue – che amministrano la Cassa edile insieme ai Costruttori dell’Ance, non solo non mi tutelarono a suo tempo ma hanno nominato uno dei migliori giuslavoristi, di Sicilia, l’avvocato Francesco Andronico, contro di me. Andrò fino in fondo con tenacia come ho sempre fatto in questi 12 anni e se necessario ricorrerò alle istituzioni europee affinchè la vergogna che ho subito venga fuori. Intanto mi sto battendo insieme alle associazioni antimobbing perchè venga fatta una legge contro il fenomeno è sto anche scrivendo un libro con la mia storia, il cui ricavato andrà totalmente ai missionari carmelitani del Madagascar”.
Pagaria a suo tempo sporse innumerevoli denunce sulls gestione dell’Ente e furono tutte archiviate.