Leonforte – “Semel in anno licet insanire”, scriveva Seneca, che tradotto significa “una volta all’anno è lecito impazzire”. Qualcuno, a Leonforte, nella serata di domenica deve aver preso alla lettera questo assunto, in preda a ciò che si potrebbe definire un autentico delirio carnascialesco sfociato, di fatto, in veri e propri atti vandalici. Così la seconda domenica del carnevale leonfortese ha ceduto il passo alla nuova settimana. Un lunedì di desolazione, dove la storica Piazza Carella si presenta devastata, coi dissuasori pedonali recentemente installati e già completamente divelti. Esplode sui social la rabbia e l’indignazione dei concittadini.
Foto, segnalazioni, lamentele cui fa eco la rabbia del sindaco, Francesco Sinatra, che ha reputato doveroso intervenire: “Quanto è avvenuto è un gesto deplorevole ad opera di chi, con la scusa del Carnevale, cerca di dare sfogo alla propria inciviltà distruggendo ciò che è della collettività”. Facile lasciarsi andare alla sterile lamentela dell’incuria, se poi mancano gli elementi essenziali che dovrebbero caratterizzare la prassi di buoni cittadini, che dall’incuria ci dovrebbe salvare. “Ne siamo tutti artefici – continua Sinatra – anche e soprattutto quando assistiamo con indifferenza a fatti del genere senza segnalarli alle forze di polizia”. Pungente e mirato, l’intervento del primo cittadino, i cui riferimenti sono ai tanti che si sono lasciati andare ai soliti sillogismi che metterebbero in relazione le forze dell’ordine con l’ozio e l’inerzia. Agli altrettanti che richiedono l’interruzione dei festeggiamenti, il sindaco ha così risposto: “Non è giusto fare di tutta l’erba un fascio. Si deve avere rispetto per chi si è assunto il compito di organizzare il Carnevale e per coloro che intendono festeggiarlo in modo sano. Sarebbe troppo facile proibirne la prosecuzione. Ognuno di noi non può pensare di addossare la responsabilità sempre agli altri. Sarebbe bene che invece ognuno desse il proprio contributo per il miglioramento della comunità, segnalando a chi di dovere certe azioni”.
Non solo dissuasori divelti, i festeggiamenti di domenica sera si sono trasformati in tristi scene di degrado degne di capolavori cinematografici del calibro di Trainspotting e non lontano dalla centralissima piazza, sede dei festeggiamenti. “Sarebbe bello avere più organi di polizia presenti in queste occasioni anche nelle traverse secondarie, per controllare l’abuso di alcool e droghe. Ma non si possono colpevolizzare gli uomini in divisa”. Tutori dell’ordine, sì, ma non supereroi giacché la divisa non conferisce ancora il dono dell’ubiquità. Peraltro, è davvero lusinghiero e confortante invocare un regime di rigida sorveglianza, rinunciando al compito di dare alle nuove generazioni gli strumenti adatti per un più corretto e sano auto controllo? “Dobbiamo essere tutti parte attiva nel contenere gli abusi di alcolici e sostanze stupefacenti, che possono portare a gravi conseguenze – chiosa Sinatra – basterebbe, ad esempio, controllare in che stato tornano a casa i nostri figli, educarli alla vita sana, ricordandoci che siamo il loro primo esempio. Amare il nostro paese vuol dire soprattutto avere rispetto di ciò che siamo e dei luoghi che viviamo”. Tutelare il patrimonio collettivo, considerarlo “casa propria”, questo è il senso di quell’amor proprio civico invocato da Sinatra all’indomani del fattaccio. “Usciamo fuori dal concetto che la denuncia è infamia. In qualità di sindaco farò formale denuncia di quanto avvenuto agli organi di polizia”. Possibile, si chiede il sindaco, che in una piazza gremita nessuno abbia visto i vandali distruggere i dissuasori? Eppure non si parla di sassolini di minuscole dimensioni, “usciamo dall’omertà e aiutiamo gli inquirenti a trovare i responsabili. Solo così dimostreremo di amare veramente il nostro paese e di rispettare i tanti cittadini onesti che ci vivono”.

Alessandra Maria