Circa un terzo degli italiani non ha vissuto tangentopoli e la crisi dei partiti, né la vittoria di Berlusconi. Circa quattro quinti degli italiani non ha vissuto né la guerra, né il nazifascismo, né il comunismo stalinista, solo il cinquanta per cento conosce il boom economico degli anni ’60, ecc.
Costruire una comunicazione politica fondata su questi riferimenti, ormai abbondantemente storicizzati, significa rinunziare a farsi comprendere da chi non sa di cosa si stia discutendo.
Eppure si preferisce parlare ancora di fascisti, di comunisti, di pentapartito ecc. trascurando temi come la stabilità occupazionale, l’efficienza della sanità, della giustizia o della burocrazia, il conflitto generazionale, il rapporto con le dipendenze ed altri problemi che, oggi, continuano a corrodere le nostre carni.