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marzo 2017
    

 

Nadia Abdou, prima Governatrice, a Rosetta

Nel Parlamento egiziano la presenza delle donne è solo del 14% (89 deputate sul totale 596), la più bassa percentuale tra i Paesi del nord Africa.
L’ingegnere Nadia Abdou è la prima donna che in queste settimane assume la carica di Governatrice di una regione, Buhayra, la più popolosa dell’Egitto: la nuova Governatrice ha già annunciato di voler dirottare in questa area progetti di investimenti sociali (scuole e ospedali) e di rilancio del turismo di cui tutto l’Egitto ha estremo bisogno.
Il suo primo obiettivo sarà la valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale di Rosetta (Rashid), la località nota in tutto il mondo per il ritrovamento della Stele che ha schiuso le porte all’inerpretazione di tanta parte della civiltà faraonica.                                                                                                        La Stele è conservata al British Museum, a Londra.

Le donne marocchine in lotta da anni

In occasione della grande marcia deel donne americane contro Donald Trump molti giornali marocchini hanno ricordato le tappe della storia recente del movimento delle donne nel Paese e del loro ruolo nell’avanzamento soprattutto nel campo dei diritti.
Nel 2000 imponenti manifestazioni a sostegno del ‘Piano di integrazione delle donne per lo sviluppo’ proposto da re Mohamed VI hanno avuto come asse portante le donne, in particolare le femministe che difendevano il Piano dagli attacchi dei conservatori che lo consideravano un’imposizione “dell’Occidente”. Il risultato più importante dei quella fase è stata la promulgazione del nuovo codice di famiglia (Mudawana) entrato in vigore nel 2004.
Il 2012 è stato l’anno della battaglia contro l’articolo 475 del Codice penale, che prevedeva una sorta di vergognoso ‘matrimonio riparatore’ che salvava dal carcere gli stupratori. Ricordiamo che l’episodio scatenante è stato il suicidio di Amina Filali, 15 anni, costretta a sposare il suo violentatore.  Ci sono voluti due anni di battaglie giuridiche oltre che di manifestazioni di piazza per ottenere il risultato della abrogazione dell’articolo 475, nel gennaio 2014.
Nel dicembre 2013 il collettivo  ‘Primavera della Dignità’ organizzava a Rabat una grande manifestazione per contrastare un progetto di legge in corso di discussione in materia di discriminazioni e violenza contro le donne, considerato troppo vago e inefficace. E finalmente dopo tre anni, nel 2016,  è stata approvata una legge che contiene un chiaro no all’impunità per responsabili di violenze, no al matrimonio delle minori, tutele contro le molestie sessuali e lo stupro.
Nel 2015 nella principali città le donne hanno manifestato con lo slogan “Mettere un abito non è un reato”: è stata una risposta potente contro l’aggressione di due ragazze avvenuta in un mercato di Agadir, seguita dalla loro denuncia per oltraggio al pudore per il loro abbigliamento considerato ‘osceno’. Le due ragazze sono state dichiarate innocenti dopo un mese.

Giordania – “Non c’è onore le’’uccidere”   

Ragazze e ragazzi hanno dato vita ad Amman alla associazione “I Change”, radicata soprattutto in ambiente universitario e scolastico.  Il suo obiettivo : “educare le persone contro il diritto d’onore e proteggere le donne”.  Attualmente in Giordania si discute dell’abrogazione dell’articolo 340 del Codice che giustifica e depenalizza i crimini contro le donne. Le organizzazioni studentesche e femminili hanno chiaro che l’obiettivo della riforma non sarà raggiunto senza la profonda trasformazione culturale fin nelle parti più profonde della società giordana.                                                                                                                        Un recente sondaggio tra studenti del primo anno delle scuole superiori (circa 1000 intervistati nella capitale) ha riportato risultati agghiaccianti : il 40% dei ragazzi e il 20% delle ragazze ritengono giustificabile il delitto d’onore

“Panafricane” – primo forum continentale delle giornaliste africane                 

Dal 5 al 9 marzo si tiene in Marocco il primo forum delle giornaliste africane, oltre 100 professioniste che verranno da 27 Paesi.                                                                                                                       Nelle intenzioni delle organizzatrici (associazioni di donne che si occupano di tutti i campi della comunicazione in Africa) c’è l’obiettivo di definire una ‘Carta’ comune, tra giornaliste che operano in realtà molto diversificate e con sensibilità spesso molto lontane tra loro. La Carta potrebbe costituire il tessuto di una rete di collaborazione, ascolto e rafforzamento collettivo.                                                               La giornata del’8 Marzo sarà ‘festeggiata’con un incontro pubblico a Marrakesh per favorire la nascita della rete e “dare forza a tutte”.

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