Tra le prime attivitá degli italiani in Perú emerge quella di “pulperos”. Con tale nome dall’origine incerta e controversa, si definivano proprietari o titolari delle “Pulperias”,botteghe che vendevano derrate alimentari e beni di prima necessitá insieme a vini, pisco, acquavite e liquori vari serviti ai tavoli ed al bancone. Le “Pulperias Italianas” divennero presto le piú frequentate e rinomate nella capitale e nelle principali cittá del Perú, per la qualitá del servizio , il carattere affabile di osti e bottegai e per l’arredamento dei locali, nello stile delle botteghe italiane dell’epoca ,adattato a  nuovi scenario e contesto. Molti di tali negozi, con il trascorrer del tempo,smisero il nome di pulperie venendo chiamate  tout court Bodegas, trasformandosi oltre che in accoglienti locali, in punto di riferimento per artisti, intellettuali, bohemiens, viaggiatori e turisti. “Cordano” di fronte a Desamparados ,nel centro storico di Lima come “Vaccari”, “Queirolo” a Pueblo Libre, “Piselli” e “Juanito” a Barranco sono gli esempi piú rappresentativi  essendo ancora in attivitá.Quest’ultimo fu rilevato dall’antica proprietá, dalla famiglia di Juanito Cazusol  che, insieme ai figli ,per decenni continuó la tradizione di tal sorta di locali.  Qualche tempo dopo la scomparsa di Don Juanito, il locale per una serie di ragioni contingenti, chiuse per lunghi mesi, lasciando avventori abituali ed occasionali ,smarriti come marinai senza approdo ,spesso sull’orlo di un naufragio esistenziale.
Fu cosí che risposi con entusiasmo alla richiesta del mio amico Sengo Perez, straordinario fotografo, giornalista e scrittore uruguaiano, anche lui da molto tempo in Perú, di partecipare, con un mio scritto, alla realizzazione di un bel libro fotografico dedicato a “La Bodega de Juanito”,volume che venne presentato nel riaperto locale di Barranco il 14 ottobre 2015.
Quel che ho il piacere d’offrire ai lettori é la versione italiana del testo che redassi in spagnolo per il libro fotografico.
                               Sensi sensazioni sentimenti
Quando l’invisibile filo dell’esistenza mi condusse, inguaribile “vagamondo”,per la prima volta a Barranco, la “Bodega de Juanito”, mi colpí subito. A prima vista.Forse per l’arredamento in stile italiano “Primi Novecento”,armonicamente inserito nel tessuto urbano e nel contesto di quel delizioso quartiere,miscela ben riuscita di balneare,coloniale e creolo.
Magneticamente attratto al suo interno, mi ritrovai a scrutare, ad osservare ogni dettaglio, con trasognata espressione da “viaggiesploratore”.
Vecchie bottiglie di Martini, Campari e Vermouth Cinzano (persino un Cordial Campari!) facevano capolino, tra schiere di pisco, guinda, rum, anisado ed acqueviti varie, da scaffali e vetrine su tutte le pareti, appetitosi arrosti ed insaccati  stavanoi in bella mostra sul bancone, proprio all’entrata del locale.E una curiosa automobilina di metallo rosso, appesa in cima alla parete, sospesa nel vuoto come un’opera di Dalí!
Assorto in tale contemplazione, quasi travolsi il minuto, distinto, simpatico ed autorevole signore che, divertito, seguiva il mio stupore: era Don Juanito Cazusol. M’invitó a sedere al suo tavolo,sembrava avermi preso a ben volere.
Mi raccontó con dovizia di particolari, origini e storia del locale, sicché  dopo la vista anche il mio udito conobbe “Juanito” attraverso quella voce suadente e compassata.
Gli altri sensi non furono da meno: l’olfatto si trastulló con aulenti arrosti ed affettati, olive infornate e salsa di cipolla alla creola, con gli spiritosi ed inebrianti aromi di liquore, con la miscellanea di essenze e profumi aleggianti tra fumose nuvole di tabacco. Il gusto, giá sedotto dall’invito a pranzo con la sua famiglia, non oppose resistenza alcune,lasciandosi vezzeggiare dal “chilcano” di Pisco che, sotto il suo sguardo vigile, preparó uno dei suoi tre figli che battezzai, senza esitare, “tre moschettieri di Barranco”. 
….Il tatto?  Fu  contatto …con tavoli, sedie, bicchieri e boccali, all’aprire gli portelli mobili, passaggio obbligato per il bagno, come in uno spaghetti western di Sergio Leone; contatto tra mani strette e pacche sulle spalle nell’ora dei saluti.
Ed il profetico “arrivederci” di Don Juanito: “La prossima volta ti racconteró come nacque il ‘Chilcano’ di Pisco.”
Era il 1979. Non vi fu una prossima volta, ma decine centinaia, migliaia. 
Ai sensi si aggiunsero  le  sensazioni,  di allegro stupore, lieta sorpresa, misteriosa curiositá, gradite certezze ad ogni incontro con gli innumerevoli artisti, intellettuali, girovaghi e viaggiatori che ivi conobbi. Sensazioni di ogni genere ma, su tutte, quella di sentirsi sempre a casa, in famiglia.
Quante volte risi da solo, immaginando dialoghi tra quelle bottiglie polverose o trasalí per le strizzatine  d’occhio, le smorfie e gli ammiccamenti che credevo aver scorto  tra i personaggi che tappezzavano le pareti sotto forma di locandine. 
Immaginarie o reali, quante storie appresi da quelle sensazioni!
Intanto mentre si stringevano sempre piú i miei legami con Barranco ed il Perú,il cui flusso sanguineo  mi giungeva direttamente al cuore, dall’ anima sgorgarono i sentimenti. Amicizia fraterna, vincoli familiari, lacerante nostalgia nella mia lunga assenza, straripante felicitá ad ogni ritorno e voglia di ritornare ad ogni partenza….
Dopo sensi e sensazioni , i sentimenti mi fecero conoscere il “Juanito” con l’anima ed il cuore.
Le strane sensazioni peró continuano anche adesso: a volte, appoggiato al bancone, avverto nettamente la presenza di “Don Juanito” osservarmi benevolo, seduto dietro di me ed allora mi giro lentamente, piano piano…per non rischiare d’investirlo un’altra volta…..

Lima 3 Marzo 2017
di Santi Mirabella