Non amo l’8 marzo per quello che è diventato e per quanto sia distante dal senso che aveva.
Dice Chimamanda Ngozi Adichie: «Oggi tanti scrittori mi sembrano ansiosi di mostrare una consapevolezza o correttezza politica che non so quanto li aiuti a essere autentici». E questa sensazione a me sembra pervadere un pò tutto… non solo la scrittura. E’ la sensazione che ho anche dell’8 marzo.
Allora in controtendenza nella società del buonismo e del politically correct e con onestà dico che non sopporto questa ricorrenza, almeno per l’immagine che me ne restituisce la realtà che mi circonda. 
Le istituzioni se ne disinteressano allegramente o al massimo organizzano qualche banale raccolta di scritti o di dipinti, relegando la donna al ruolo di educata signorina inglese di fine settecento “istruita” solo nel disegno e nel ricamo. 
Le manifestazioni si susseguono noiose e rituali come le donne che per lo più vi prendono parte. 
Ed ecco mostre e convegni e letture impegnate per le finte femministe, che si danno un tono intellettuale pensando così di differenziarsi dalle finte emancipate, che rivendicano indipendenza solo per qualche ora, giusto il tempo di una pizza rigorosamente tra donne, e per poi dimenticarsene per il resto dell’anno.
Guardo questo e mi sembrano lontane le lotte per il voto, per i diritti civili e per la possibilità di ogni donna di amministrare l’intero processo della maternità in maniera autonoma e consapevole.
Guardo questo e mi assale la sensazione che si sia dimenticato, o dato per scontato, qualcosa.
Si siano dimenticati coerenza e costanza.
Già il punto è proprio questo la coerenza e la costanza di essere donna… qualunque donna si scelga di essere ovviamente… figlia, moglie, madre, manager, politica o tutto assieme.
Scelta e fierezza della scelta. Perché tante prima di te ti hanno consentito tale libertà e questo non può essere banalizzato. E dato che “il vero banco di prova di una scelta è il dover rifare la stessa scelta, sapendo quanto ci potrebbe costare”, come dice l’oracolo digitale del nostro millennio, mi auguro che ognuna di noi sia soddisfatta della propria e che, se così non fosse, voglia cambiare quello che non le sta bene!