Onore ad Enzo Fragalà caduto sul fronte dell’antimafia

Mi ero da poco trasferito da Scienze della Formazione a Scienze politiche e un mattina mi ritrovai come “assistente ordinario”, Enzo Fragalà, reduce dalla sua conclusa esperienza di parlamentare del Msi. Fu un incontro non senza reciproco disagio, perché noi due eravamo stati fieramente avversari (soprattutto nel periodo segnato dal Sessantotto), su due fronti contrapposti, inconciliabili. Ma Enzo si appellò sottilmente, e direi con amabilità, ad una sorta di solidarietà generazionale che, al di là di quelli che erano stati dei veri propri scontri nelle piazze, ci ancorava alla comune dialettica di un’esperienza vissuta comunque da entrambi con fermi convincimenti e con autenticità di slanci ideali. Mi chiese umilmente di accettarlo quale formale assistente alla mia cattedra di Storia Contemporanea; il che, ovviamente, io non potevo non fare, perché la legge glielo consentiva. Da quel giorno il nostro burocratico rapporto si aprì ad una collaborazione che divenne presto un’amicizia. Apprezzai l’intelligenza e la lealtà dell’antico avversario.
Egli divenne l’impareggiabile organizzatore di manifestazioni pubbliche per la presentazione e la diffusione delle mie opere, soprattutto di quelle sul fenomeno mafioso e sulla storia del potere in Italia. Svolse quel compito per sua scelta, con grande passione e con equilibrio, con un’apprezzabile “laicità”, assumendo un ruolo evidente, e assai esposto (a dispetto del suoi permanenti impegni di uomo di legge e di avvocato), di testimone di verità e di combattente antimafia, con una particolare fierezza per il suo elevato “senso dello Stato” e per la sua antica amicizia con Paolo Borsellino di cui venerava la memoria.
Così ricordo Enzo, ex avversario divenuto amico sollecito e gentile. Così vivemmo insieme i benefici della dialettica e ne facemmo forza comune di testimonianza civile, finché la mafia non decise di “punirlo” condannandolo ad una tragica morte, all’uscita dal suo studio di avvocato, dopo aver letto due tesi di laurea sulle quali, il giorno dopo, avrebbe dovuto relazionare per mio conto.
Non ho mai avuto dubbi sulle origini mafiose di quel delitto e a lungo ho sofferto per il tentativo, anch’esso mafioso, di deturparne l’immagine e il ricordo impedendogli l’accesso agli onori del martirologio antimafia: onori che, pur con incommensurabile mestizia, certamente gli spettano per il successo delle indagini (dopo ben sette anni dal delitto) che finalmente hanno consegnato alla giustizia gli assassini che, tuttavia, potrebbero essere soltanto gli esecutori materiali di una trama ancora più complessa ed inquietante.
Adesso, onore ad Enzo Fragalà

Professore Giuseppe Carlo Marino

(tratto da Facebook)