La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso contro il non luogo a procedere emesso dal Gup di Enna Elisabetta Maza, sulla vicenda dei presunti abusi al Comune di Enna, che ha visto indagati, tra gli altri, l’ex sindaco di Enna Paolo Garofalo.
Prosciolto dal Gup, Garofalo, assistito dall’avvocato Michele Caruso, adesso ne viene fuori definitivamente. Sta di fatto che ha dovuto difendersi nuovamente, dinanzi alla Suprema Corte, che ha dichiarato inammissibile il ricorso, condannando la ricorrente – l’avvocatessa che con la sua denuncia aveva fatto aprire il procedimento – al pagamento delle spese di giudizio. Il provvedimento della Cassazione pone fine a una vicenda giudiziaria che ha visto protagonista, suo malgrado, l’ex primo cittadino, il quale, in conseguenza dei procedimenti penali avviati a seguito delle denunce presentate dall’avvocatessa, era stato costretto a ritirare la propria candidatura alle scorse comunali, nonostante fosse il candidato “naturale” del PD, avendo portato a termine l’intera legislatura a capo dell’amministrazione. Le accuse, di cui l’esponente politico ha dovuto rispondere, erano abuso d’ufficio e tentata concussione, in relazione a incarichi, nomine e gestione dell’organizzazione amministrativa. Per queste ipotesi, la Procura di Enna aveva chiesto il rinvio a giudizio, ma per il giudice le contestazioni erano inconsistenti, tanto da emettere una sentenza di non luogo a procedere perchè “i fatti non sussistono”.
Secondo l’avvocato Caruso, “il pronunciamento della Cassazione chiude una volta per tutte la vicenda sedando ogni dubbio sul comportamento e sulle condotte tenute dal sindaco Garofalo durante il proprio mandato. Tuttavia, sebbene il condivisibile e argomentato pronunciamento del Gup abbia sin da subito consentito di chiarire e sgomberare il campo da ogni equivoco, rimane l’ovvia amarezza per le conseguenze inevitabili che tale procedimento ha arrecato anche sulla prospettiva politica, oltre che sulla immagine e la dignità di chi ha sempre fatto vanto di un comportamento improntato alla correttezza, trasparenza e legalità“.
Aggiunge l’ex sindaco Garofalo: “Ovviamente la vicenda mi ha lasciato l’amarezza di non avere potuto continuare l’impegno che i cittadini ennesi mi avevano affidato, nonostante i risultati raggiunti in condizioni di grandi difficoltà. Spiegai allora che la Comunità ennese non poteva andare alle elezioni con un candidato sindaco che risultava indagato, motivo per il quale annunciai che non avrei partecipato alla competizione elettorale. Mi fece molto male quella scelta ma non avevo alternative. Con la sentenza della Cassazione, e prima ancora con le due sentenze dei Giudici del Tribunale di Enna, la prima di archiviazione e la seconda sul ricorso presentato dalla denunciante, si chiude definitivamente una vicenda che rende giustizia a me e a chi in me ha creduto, e soprattutto alla Città di Enna che consacra il fatto che il proprio Primo Cittadino ha avuto un comportamento assolutamente trasparente e sano“.