I devastanti effetti del fenomeno “El Niño” tuttora drammaticamente in corso qui in Perú, mi obbligano a differire l’inizio di una serie di reportage dall’Amazzonia, frutto di molteplici esperienze ivi vissute sin dal 1979 e soprattutto di testimonianze ed apporti diretti che la Federazione di Popoli e Comunitá Indigene di Madre de Dios, Loreto ed Ucayali hanno deciso di offrirmi in esclusiva per EnnaOra.it.
Puntualmente in occasione di eventi traumatici, catastrofi ,cataclismi piú o meno annunziati, disgrazie e maledette sfighe…dolore ,sofferenza ,rabbia, impotenza,risentimento e disperazione accompagnano infinite polemiche e diatribe intorno a colpe e responsabilitá umane , sociali e politiche,truculente accuse a governi precedenti ed invettive contro sistemi ed imperialismi varii o disquisizioni sulla ineluttabile ed imprevedibiel furia della natura. Succede da sempre, prescinde da latitudine, longitudine, razza, lingua , ideologia e religione.
Seppur involontariamente, nel dare un titolo all’articolo mi sono trovato a parafrasare “Gabo” Garcia Marquez ( inconsciamente condizionato magari dai bollettini sanitari di dengue, chucunguya, zika,malaria, uta, leismaniosi, febbregialla & co.) sicché voglio consentirmi la licenza di parafrasare intenzionalmente l’Alessandro Manzoni dei “Promessi Sposi” e con lui asserire che se, le brevi note informative e gli spunti di riflessione di questo mio articolo ,dovessero risultare utili e gradite “ai miei venticinque lettori” mi riterrei piú che soddisfatto e gratificato, ma se cosí non fosse mi sarebbe grato domandare umilmente loro venia e perdono….
Il Perú, abitato da circa la metá della popolazione italiana, si estende su un territorio quattro volte e mezzo piú grande e detiene con il Bel Paese, per singolare coincidenza, il record di microclimi e biodiversitá del pianeta.
Italia con soltanto due climi, mediterraneo e temperato-continentale e 8.800 km di coste e Perú con soltanto 2.250 km di costa e quasi tutti i climi.
Continentale, temperato, subtropicale, tropicale, subequatoriale ed equatoriale in progressivo, armonioso e verticale divenire da sud a nord s’intrecciano con l’orizzontale sviluppo orografico e geologico in tre grandi regioni geoclimatiche: Costa, Sierra e Selva.
Tra le imponenti catene montuose della terra, la Cordillera de los Andes oltre ad essere la piú lunga , é l’unica formata da due catene montuose (tre in alcuni tratti) che procedono parallelamente, dalla Patagonia cilena fino alla costa caraibica della Colombia, intersecandosi solo cinque volte, tre in Perú e due in Colombia.
Cordillera Blanca y Cordillera Negra.
L’imponente, massiccia ed ininterrotta catena montuosa é assolutamente determinante .
I maestosi e tiepidi venti Alisei , salpati dalle coste dell’Africa australe, corrono all’impazzata e senza ostacoli sull’Atlantico, che li riscalda fornendo velocitá e potenza, accompagnandoli in sudamerica ove gravidi d’umiditá, sono ricevuti dalla foresta amazzonica che tributa loro fotosintesi clorofilliana,ulteriore umido e calore. S’infrangono infine sul versante orientale delle Ande e rimbalzando sulle pareti rocciose si proiettano turbinosamente verso l’alto ove da aereiformi acrobati diventano acqua pura, milioni di gocce sul bacino amazzonico e sulla cordigliera, bianca di ghiacciai e nevi perenni, rigogliosa e lussureggiante grazie a loro.
Sulla costa invece, il Pacifico esala correnti d’aria salata che rendono arido il versante occidentale della Cordigliera, creano il deserto costiero del Pacifico,dalla Patagonia cilena fino alla California nordamericana
Lungo la costa del Pacifico peruviano, non sono i venti ad essere determinanti, ma le correnti marine.
La imponente massa d’acqua fredda della corrente di Humbold che lambisce stabilmente la costa, rende le acque del Pacifico peruviano tra le piu ricche di pesce in assoluto, quantitativamente e per numero di specie,oltre ad essere responsabile del fenomeno del gigantismo animale del Pacifico ( seppie grandi come un gommone, sogliole di un metro e mezzo, manta raya gigante tipo deltaplano…ecc.ecc.).Inoltre é indispensabile per la produzione del plancton, primo ed indispensabile elemento della catena alimentare animale del regno marino.
Nei mesi estivi invece la corrente calda s’approssima alla costa, spingendo piú al largo quella fredda con le sue innumerevoli specie ittiche ma portandone molte altre nuove e producendo l’aumento della temperatura del mare che, favorito dal sole estivo, produce intensa evaporazione formando ogni mattina su costa e spiagge, dense nebbie, sbuffi nebulosi, foschie e nuvole che il sole dirada e riscalda spingendole in alto verso il vicinissimo versante occidentale della Ande, dove ascendendo si raffreddano e condensano fino a precipitare sotto forma di piogge tropicali.La stagione delle piogge tanto in Sierra quanto in Selva é inverno mentre contemporaneamente sulla costa é estate.
Lima, oltre ad essere l’unica capitale sudamericana sorta sulle rive del mare, ha raggiunto dimensioni da megalopoli con piú di 13 milioni d’abitanti ed una estensione che dalle rive dell’oceano arriva fino ai 1000 -1500 mslm, delle vicine ande, sicché nella stessa cittá vi sono due stagioni opposte…
E’ universalmente noto che solo il 2,5 % dell’acqua del pianeta é idonea al consumo umano. Il Perú ha il privilegio di essere uno dei 20 Paesi del mondo con maggiore disponibilitá di tale risorsa.
Tuttavia l’88% dell’acqua potabile sta nella Selva, ove vive il 2% della popolazione mentre il 58% della popolazione della Costa dispone solo di un 2%. Le gigantesche riserve d’acqua dei ghiacciai andini e dei bacini idrologici si riversano in Amazzonia. Decine di migliaia di corsi d’acqua che innervano come arterie , vene e capillari l’immensa foresta amazzonica, nascono sulle Ande peruviane, compreso sua maestá Amazonas e tutti i suoi maggiori affluenti ( Napo, Marañon, Ucayaly,Itaya,Colorado,Ene, Apurimac, Huallaga,Mantaro,Urubamba, Vilcanota,Putumayo, Orinoco,Tambopata, Madre de Dios solo per citarne alcuni).
Quelli che ,dal versante occidentale delle Ande, scorrono verso la pampa costiera per giungere a mare, sono “fiumi” di origine “torrentizia”( come i nostri Salso, Simeto o Tago e Guadalquivir). Lunghe e contorte cicatrici sulla pelle della terra ,nelle quali contrasta l’ampiezza e la profonditá dei “letti” con l’esiguitá dei corsi d’acqua che abitualmente vi discendono.
La “ Ciudad de los Reyes” come il suo fondatore Francisco Pizzarro la chiamó, essendo epoca di Re Magi, deve il nome di Lima alla spagnolizzazione della parola quechua “Llimac”con la quale l’autoctona civiltá precolombiana e preincaica dall’omonimo nome, definiva il principale di tali corsi d’acqua, oggi Rimac che vuol dire “ rio hablador”( fiume parlatore), a causa della quantitá di rocce ,pietre e sassi che trascina verso il mare producendo una gamma di suoni che danno l’impressione che sussurri, gridi o urli secondo i casi.Senza dubbio nel corso di secoli e millenni a nessuno venne mai in mente la brillante idea, come ai contemporanei, di costruivi accanto o dentro insediamenti umani!
Quando ciclicamente, ogni 9-11 anni ,l’abituale corrente calda riceve l’afflusso d’immense masse d’acqua calda dal Pacifico Sud, si verifica il fenomeno della “Corriente del Niño” ( cosí denominata perché il suo arrivo alle coste peruviane coincide con il periodo del Niño Jesus ossia Natale ,inizio dell’estate australe), un fenomeno che influisce indirettamente sulle condizioni climatiche dell’intero pianeta ed in particolare e direttamente su tutti i paesi del Pacifico.E’ fenomeno conosciuto sin dall’antichitá.Chi vi scrive ha avuto modo di viverne personalmente quattro o cinque, tre dei quali ( includendo quello in corso) particolarmente intensi e disastrosi.
Lo straordinario progesso tecnologico dell’ultimo mezzo secolo e l’avvento dell’era satellitare e digitale consente attualmente un monitoraggio costante e preciso del fenomeno senza tuttavia poterne prevedere inizio, entitá ed effetti.
Tra Natale 2015 ed Anno Nuovo 2016 l’Istituto Scientifico Internazionale di Controllo del Fenomeno El Niño, ne segnaló la possibilitá da debole a moderato. La possibilitá divenne probabilitá e successivamente in presenza di dati scientifici,certezza assoluta con grado da moderato ad intenso. Decadde, pochi mesi prima del suo arrivo a debole,ci intimorí con la previsione di Niño estremo subito dopo .Finalmente sopraggiunse con grado di moderato-forte. Non portó né pioggia né diluvio solo siccitá accompagnata da grandinate da film dell’orrore, distruzione di raccolti e desertificazione finché ufficialmente il fenomeno del Niño piú temuto del secolo venne dichiarato ufficialmente morto.In effetti subito dopo nei mercati ittici ritornó in abbondanza ed a prezzi stracciati il pesce azzurro che segue la corrente fredda di Humbold. Lo considerai se non elemento di prova quanto meno rilevante indizio che il Niño era deceduto.
Molti elementi peró mi fecero supporre che qualcosa non quadrava.La stagione immediatamente successiva al Niño suole definirsi la Niña, ma il mancato ritorno di specie come Corvina, Cojinova,Lenguado ( dentice, spigola, sogliola) che seguono il pesce azzurro di cui si nutrono, le morie di balene, delfini e leoni marini spinti a riva dalla risacca e la presenza di cormorani, gabbiani e pellicani che pescavano molto lontano dalla costa mi convinsero che, se da un lato non avevo voce in capitolo su esistenza o morte del Niño,dall’altro potevo asserire con convinta certezza che della Niña non si sentiva neanche l’odore.
Devo ammettere che in tale frangente, ero totalmente ed egoisticamente concentrato sull’imminente arrivo a Lima di mio figlio ed ex Niño, Diego Miguel, sicché la mia attenzione ai fenomeni metereologici, lungi dall’avere qualsiasi nobile interesse scientifico era sommessa preghiera agli Apus ( Divinitá) affinché predisponessero il miglior scenario possibile per riceverlo.
Preghiera puntualmente esaudita e certezza che nel comitato di ricevimento del ex niño Diego Miguel…c’era pure el Niño!
Quando infatti due giorni dopo andammo a visitare il delizioso villaggio di San Bartolo ( 45 km da Lima) ,dove vivono da oltre un secolo alcune famiglie di siciliani della provincia di Messina,mentre scendevamo dinoccolatamente verso la spiaggia, gli parlai fra le altre cose della bassa temperatura dell’acqua, ma entrati a mare, avvertíimmo la stessa temperatura dell’acqua della nostra Letojanni in agosto, cosa mai avvenuta in precedenza.
Gli manifestai che temevo d’avere la certezza dell’imminenza della catastrofe.
Lo stesso giorno venne confermata la presenza del “Niño Costero” sostenuto- tendente ad estremo.La temperatura del mare che suole incrementarsi di due gradi era aumentata di otto , la radiazione ultravioletta era estrema. Temperatura inconsueta stabilmente oltre i 32 con 95% d’umiditá quindi precipitazioni d’inusitata violenza e durata, centinaia di “quebradas”(torrenti) invase da fiumi di fango, pietre, alberi, detriti e spazzatura precipitando verso valle, tracimando ed inondando, travolgendo ponti, idroelettriche, argini , autobus,case,persone ed animali, morte e distruzione…
Certamente un fenomeno di proporzioni inattese e per certi versi imprevedibili.E’ altresí certo che le peggiori conseguenze si sono abbattute sulle zone ad alto rischio quelle dove non é possibile vivere e costruire, tra le centinaia di ponti crollati moltissimi stavano dove non avrebbero dovuto essere costruiti, come case e scuole, condomini e zone residenziali….
Tutte le grandi civiltá antiche dalla Mesopotamia all’Oriente, dall’Egitto alla Grecia, dalla Fenicia a Roma,dai pre incaici agli Incas costruivano in armonia e con assoluto rispetto della natura circostante di tal modo che molte delle loro opere continuano imperterrite a dispetto di secoli di catastrofi ed ingiurie subite. Viene da pensare che parallelamente allo straordinario sviluppo di tecnologia intelligente, il cervello umano ,sede ufficiale dell’intelligenza soffra un disperato processo degenerativo di atrofizzazione cerebrale. O magari un vuoto di memoria che non ci permette di ricordare che “ cu sputa ´’ncelu ‘nfaccia ci torna”.
Santi Mirabella
Lima 25 Marzo 2017