Leonforte – “Non possiamo rimanere un’isola felice in mezzo a un mare in tempesta”, queste le parole del sindaco Francesco Sinatra, in occasione dell’ultimo consiglio comunale che, come era prevedibile, ha avuto al centro del dibattito la “questione accoglienza”. Il primo cittadino ha ribadito la propensione a voler dare segnale di accoglienza da parte del territorio leonfortese, operando in maniera ragionata.
“Aderire al sistema Sprar significa lasciare la gestione della politica d’accoglienza al pubblico, che è una garanzia enorme, perché l’Ente pubblico, attraverso i propri uffici, può anche orientare la propria governance scegliendo di rivolgersi ad alcune categorie di soggetti”. Non si può pensare che i migranti accolti nei comuni limitrofi non si spostino anche sul territorio leonfortese, né si può continuare a credere che si stia sottraendo assistenzialismo alla nostra popolazione per darlo agli stranieri, “occorre uscire da queste logiche”.
Famiglie, minori e accoglienza diffusa, questi sarebbero gli orientamenti di Sinatra, che vede in queste scelte una effettiva possibilità di integrazione. “Continuerò ad avere rapporti con la Prefettura, perché prima di compiere determinate scelte voglio alcune garanzie. Voglio che la clausola di salvaguardia venga rispettata”. Ampia la partecipazione, anche perché la preoccupazione della popolazione resta un elemento tuttora tangibile.
“La cittadinanza è realmente preoccupata e percepisce la modalità di accoglienza come l’ennesima decisione imposta dall’alto e che piomba sulla testa dei territori”, queste le dichiarazioni del gruppo d’opposizione Progettare Futuro, che durante la seduta ha manifestato le proprie perplessità per quanto riguarda l’eventuale adesione al sistema Sprar.
“Tale modello non garantirebbe né un numero di richiedenti asilo prestabilito, né, tantomeno, finanziamenti certi, ma accollerebbe all’ente oneri e responsabilità da valutare attentamente”, si legge nel documento firmato dai consiglieri Pietro Vanadia e Giovanni Ghirlanda. Certo, come ha poi specificato anche il sindaco Francesco Sinatra, non c’è nessun obbligo di adesione al sistema Sprar ma “c’è stata una ulteriore lettera del Prefetto, datata 9 marzo, nella quale il messaggio era chiaro: o si aderisce e si crea uno Sprar o si prosegue nel voler garantire una gara d’appalto, che porterà inevitabilmente all’apertura dei Cas”. Si può, in sostanza, dire di no allo Sprar – e dare in tal modo un segnale importante di rifiuto – ma non ci si può opporre ad una gara d’appalto cui parteciperebbero privati.
Dal canto proprio, il gruppo Progettare Futuro ha poi sollevato ulteriori perplessità inerenti il tetto massimo degli eventuali richiedenti asilo da ospitare, “la quota di persone per ogni numero di abitanti, per essere praticabile, necessita che vi sia l’adesione di tutti i Comuni. Nessuno garantisce che tale numero possa aumentare in qualsiasi momento: in alcuni comuni, come Viterbo, che avevano inizialmente ospitato un numero minimo di migranti, si è andati ben oltre la quota stabilita nelle intese”.
Altro elemento “spinoso” sollevato da Progettare Futuro è quello finanziario, “il D.M. 10.8.2016, recante norme di accesso dei Comuni allo Sprar, prevede in ben 40 articoli un sistema complesso di oneri a carico dei Comuni, fra i quali la redazione di un piano finanziario preventivo e una relazione di cofinanziamento. L’art. 13 prevede che il finanziamento viene erogato non in modo certo, ma “in base alla disponibilità finanziaria” dello Stato, secondo l’ordine della graduatoria (e quindi non necessariamente al 100% per la parte che compete allo Stato). L’art. 19 prevede il piano finanziario preventivo con una partecipazione del comune pari al 5% del fabbisogno finanziario. Ci sono rischi di ritardare i pagamenti nei confronti del Comune il quale potrebbe essere costretto ad anticipare somme ingenti per conto dello Stato. L’art. 23 prevede che nella redazione del piano finanziario, il Comune deve allocare risorse non inferiori al 7% del fabbisogno finanziario sotto la voce “spese per integrazione”, non potendosi ricomprendere detta voce nel cofinanziamento del 5%”. Insomma, la certezza che il Fondo nazionale messo a disposizione dal Ministero dell’Interno pare vacillare, nonostante Sinatra parli di compartecipazione in termini di risorse umane, “ho già avviato una richiesta di autorizzazione al Ministero per l’assunzione di un assistente sociale o, se possibile, una progressione verticale per avere altre due unità. Fermo restando che nello specifico ci avvarremo del Terzo settore”. Il prossimo 4 aprile ci sarà a Barrafranca un incontro con un funzionario del Ministero e Sinatra ha già manifestato la volontà di partecipare per avere ulteriori garanzie.


 

Alessandra Maria