Verso il baratro dell’ingovernabilita? Il soccorso della politica all’antipolitica.

Chiedo scusa alle amiche e agli amici se (insieme ad un gruppo assai ristretto e tenace di persone di cui condivido pensiero, emozioni e tensioni critiche) continuo a sollecitare la loro attenzione su temi di politica che non interessano ai più e per i quali sto assistendo ad un ben comprensibile calo di attenzione e di coinvolgimento. Ma con il tempo mi sono un po’ specializzato in argomenti del genere e mi riesce difficile astenermene.
Oggi mi preme rilevare con quanta noia il nostro parlamento nazionale – incapace di provvedere rapidamente al varo di una ragionevole e condivisa LEGGE ELETTORALE – si limita di tanto in tanto a cincischiare sulla questione lasciando a vedere di non essere in grado di risolverla convenientemente, data l’inconciliabilità degli interessi di parte e di squallido potere, e soprattutto di fazione, che sono in gioco. Ma così, un ceto politico incapace di “pensare in grande” e di mettere in primo piano gli interessi nazionali e il “bene comune” (ammesso e non concesso che lo sia ancora la democrazia!) sembra quasi rassegnato ad affidarsi al fato nella bufera dei populismi che montano da ogni parte e lasciano prevedere – come inevitabile conseguenza del ritorno al sistema proporzionale (effetto delle sentenze della Corte Costituzionale) – il futuro di un’estrema frantumazione del prossimo parlamento in una miriade di pseudo-partiti e partitini litigiosissimi e senza credibili strategie che renderanno quasi impossibile la formazione di un qualsiasi durevole governo.
Il che sarà, per il Paese, come cadere in un baratro senza fondo. Sembra che l’attuale ceto politico, nella sua interezza, ce la stia mettendo tutta per favorire la crescita dell’antipolitica, fino a convincere la gente che in questo Paese, piuttosto che avere dei governi, è meglio non essere governati.

Professore Giuseppe Carlo Marino

(tratto da Facebook)