di Angelo La Barbera *
La parola “piercing” ha origine dall’inglese “to pierce” che significa <<perforare>>. Anticamente era una pratica che veniva utilizzata all’interno delle tribù per definire i ruoli assunti dai membri che ne facevano parte, in più aveva un valore ornamentale. Mentre il tatuaggio grazie alla scoperta di Oetzi, la <<Mummia del Similaun>> ritrovata tra i ghiacciai della Val Senales, ci ha permesso di scoprire che il corpo di un pastore risalente al 3300 a.C. riportava più di cinquanta tatuaggi. Da questa scoperta si comprende che l’usanza del decorare il corpo in passato serviva per distinguere il rango sociale e l’appartenenza a un gruppo, oppure essere il risultato di una pratica con funzioni terapeutiche in quanto si immaginava che desse protezione dalla malattia e dalla sfortuna.
Oggi sia il piercing sia il tatuaggio sono diventati un fenomeno di massa che vede sia adulti che giovani decorare parti del corpo più o meno estese. Sono espressioni di un nuovo costume collettivo e della moda, la decorazione di parti del corpo porta in primo piano il piacere di esibire e mostrare a livello visivo la propria diversità.
Da un punto di vista psicoanalitico, come ricorda Favazza nel 1996, la pelle potrebbe essere vista come una specie di tabellone in cui messaggi permanenti sono registrati, mostrati e comunicati. Turner (2000) suggerisce che nella società moderna il tatuaggio ha significati sociali. In America all’incirca venti milioni di persone hanno un tatuaggio, mentre il numero delle persone con il piercing è probabilmente anche maggiore (Greif et al., 1999). In Occidente  per molto tempo i tatuaggi sono stati concepiti come pratiche devianti. Oggi queste concezioni non sono state validate in quanto ignorano gli effetti dell’ambiente istituzionale sulla decisione di tatuarsi.
Il piercing è più utilizzato dai più giovani, esso soddisfa il loro bisogno di appartenenza che un adolescente ha quando si trova a iniziare il proprio percorso di separazione dalla propria famiglia e creare la propria individualità. Il piercing serve in questo senso a indicare che l’adolescente appartiene a un gruppo o che ha una nuova identità e un nuovo aspetto. Grazie ad esso può esprimere in modo assai provocatorio il loro essere diversi da prima o da quello che gli altri si aspettano. Anche il tatuaggio tra i giovani rappresenta il bisogno di affermare la propria personalità in via di costruzione e la necessità di definire che il corpo appartiene a loro. La richiesta che gli adolescenti fanno ai genitori avviene nel momento in cui l’adolescente percepisce il corpo come proprio e differenziato. Ciò causa nel genitore non solo preoccupazione ma soprattutto la sensazione di un attacco alle funzioni genitoriali.
Il passaggio dall’età infantile a quella adolescenziale è in effetti caratterizzato dal distanziamento e dalla rottura di quel legame di dipendenza che il bambino aveva con la famiglia. La richiesta di mettere in atto nel proprio corpo queste pratiche (piercing, tatuaggio), da un punto di vista psicologico, può alludere al passaggio a un’altra fase della vita. Rimanda al rito che si compiva nelle società tribali quando l’iniziazione all’età adulta era proprio sottolineata da segni specifici sul corpo che gli adulti eseguivano sui giovani per sancire l’avvenuto cambiamento  di stato e l’appartenenza alla comunità degli adulti.
Quindi per concludere l’adolescente a sua volta, scegliendo una decorazione in una specifica parte del corpo, avvia con essa una comunicazione simbolica che, più o meno esplicitamente, definisce l’avvenuta sessualizzazione fisica e la capacità di aprire trattative più evolute nelle relazioni con gli altri e negli incontri amorosi. Certamente non manca l’aspetto fortemente esibizionistico del tatuaggio e del piercing che hanno la funzione di evidenziare la propria differenza e la nuova identità maschile o femminile, ma proprio questo ha il valore simbolico di un rituale di trasformazione.
Bibliografia:

  • Favazza, A. (1996), Bodies under Siege: Self Mutilation and Body Modification in culture and psychiatry. Johns Hopkins university Press, Baltimore, MD.
  • Greif, J. et al., (1999), “Tattooing and body piercing: Body art practices among college students”. In Clinical Nursing Research, 8, 4, pp. 368-385.
  • Lemma, A. (2015), Sotto la pelle, psicoanalisi delle modificazioni corpore. Raffaello Cortina Editore, Milano.
  • Maiolo, G. (2012), Lessico psicologica, Ed. Erickson, Trento.
  • Turner, B., (2000), The possibility of primitiveness: Towards a sociology of body marks in cool societies”. In Featherstone, M. (a cura di), Body Modification. Sage, London.

* Psicologo Clinico