In attesa del varo della “fase 2” di Garanzia Giovani che dovrebbe partire l’estate prossima, la Corte dei Conti Europea ha pubblicato una relazione sull’impatto delle politiche europee sulla disoccupazione giovanile.
Ad essere oggetto d’analisi è stata proprio l’attuazione del “famoso” programma Garanzia Giovani e più precisamente di una delle misure previste dal programma, la più gettonata, il tirocinio.
L’Italia rispetto agli altri sei Paesi presi in esame, ha registrato i risultati peggiori.
Solo il 31% dei ragazzi coinvolti ha trovato un posto di lavoro, a fronte del 64% in Irlanda e del 90% in Francia, oltre ad aver ottenuto il primato per i ritardi medi di 64 giorni nei pagamenti dell’indennità di tirocinio.
Ma non si è puntato troppo sul tirocinio? Possibile che non si riescano a pensare ad altri strumenti di politica attiva da destinare agli under 30 inattivi?
Di certo, se è dall’esperienza che si vuole imparare, ciò che si è compreso è che il tirocinio non è per tutti.
Da una ricerca della Fondazione Di Vittorio e ISFOL, infatti, è emerso come sia “garanzia” di maggiore stabilizzazione il tirocinio che rientra nel medesimo ambito del percorso formativo personale, ancora di più se seguito da un contratto di apprendistato. Al contrario, il tirocinio poco funziona per i giovanissimi (18-24 anni), per coloro che vi accedono con bassi livelli d’istruzione, se ha una durata troppo breve e se seguito da altri tirocini presso aziende diverse o da contratti precari.
Quindi il tirocinio, quello vero, è una misura che deve esprime i suoi effetti in breve termine.
In un Paese che non cresce il tirocinio è per molti l’unica opportunità che si prospetta all’orizzonte, ma se sopravvalutato, poco formativo e non correttamente monitorato, rischia di divenire l’ennesima occasione per deludere platee di giovani che si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro.
Diverse sono le parti sociali, inclusa la CGIL, che stanno partecipando alla redazione delle “nuove regole” per la prossima Garanzia Giovani assieme al Ministero del Lavoro, con la speranza che tale strumento non si riduca a finanziare esclusivamente tirocini, ma diventi una reale garanzia di occupabilità per una platea più ampia.

Floriana Solaro