È stato scoperto un nuovo colore, di un blu così intenso come non si era mai visto prima.  Si chiama provvisoriamente YInMn e ora un concorso per dargli un nome.
A tanti di noi però ha ricordato l’azolo, detto anche azolato, un modo sapiente di fare il bucato e dare ai bianchi una colorazione azzurrata piuttosto che tendente al giallino. L’azolo si usa con una tecnica specifica, si fa scaricare il colore e poi si azzurra l’acqua.
I panni stesi non sono il risultato di una banale faccenda di casa al contrario sono dimostrazioni di un modo di “saper fare”.
L’abito non fa il monaco, ma lo veste e di questo dà una prima impressione. Imprime cioè sulla memoria di chi lo vede un primo ricordo. Non si può dire che lo racconti in tutto, ma dice sicuramente qualcosa. L’antropologo Bourdieu spiega bene come abito venga da habere e poi da habitus e quindi abbia anche molto in comune con habitat
Vestirsi racconta non solo di noi ma anche del nostro ambiente.
Usare l’azolo è anche sapere un segreto. Il fatto che fuori dalla Sicilia, o per lo meno, fuori dal Sud sicuramente, l’azolo non sia diffuso ha anche fare con la detenzione di un sapere locale. Misurazioni e utilizzo dell’azolo sono tecniche che si imparano da altri, una trasmissione di sapere e racconti.
Forse per noi, che siamo abituati, non sortisce alcun effetto speciale, ma ha anche una dimensione di magia, di preparazione perfettamente simmetriche e di dosaggi, che sei ben riusciti riflettono la luce e attirano i passanti.
Naturalmente rispetto alla scoperta c’è differenza. Quell’azzurro, quella tonalità di blu per tanti di noi non è una scoperta, ma una riscoperta un viaggio tra profumi e tra lenzuola stese.