Comitato: È un’organizzazione di persone che promuovono il perseguimento di uno scopo altruistico mediante la raccolta pubblica di fondi (art. 39 c.c.) [Treccani].

È così che il Comitato di Quartiere San Tommaso si è organizzato con scopa e mascherine e diversi sacchi della spazzatura per ripulire la città. Un’azione non solo di pulizia da cicche, carte e erbacce, ma di riappropriazione dello spazio.
L’incuria in cui versa la città non è l’unica ragione che mette insieme persone per lavorare su un obiettivo. È indubitabile che nelle fioriere ci sia diversa spazzatura anziché bio-diversità floreale, ma non è il tema.
I comitati di quartiere sono forme organizzative urbane che recentemente, mi riferisco anche agli ultimi decenni con l’impennata della globalizzazione, non soltanto si prendono cura delle strade ma sperimentano azioni centrifughe per riportare l’attenzione verso i centri (di città o di quartiere) dimenticati dalla frenesia della vita di ciascuno e spesso dalla politica.
È una questione di servizi strutturali e in chiave antropologica una modalità di vivere lo spazio cittadino. 
Il servizio manca, il cittadino sporca, l’uno è la conseguenza dell’altro ma comunque due cause che portano ad effetti di cosiddetta, tante volte: inciviltà.
Ma come detto, ripulire è solo una parte del discorso sui comitati.
Si tratta di riscoprire tratti distintivi e identificativi di una strada, ripulirla dalla polvere e dalla patina di funzionalità di portare qualcuno altrove, ridandole dignità, ovvero la bellezza di unire.
La nostra città è attraversata da una unica via nel centro storico, la Via Roma, che prende un nome piuttosto generico, di Via Roma ce ne sono tante in Italia e nel mondo, ma attraversa secca la città dal quadrivio alla balata al castello. Un elemento topografico che varrebbe la pena di approfondire. E se un nome è generico tutte le viuzze e le vanedde che sboccano sulla via Roma, i palazzi e le palazzine hanno storie e modi di dire unici, con importanti storie di vicinato.
Ecco che c’è: la dignità di una storia che merita di essere “rispolverata”.
Che succede quando il mondo rischia di entrare nel vortice irrefrenabile dal globale e di non conoscere il vicino di casa? Che si formano nuovi modelli di coesione, per rimettere persone davanti altre persone e davanti spazi in preda al “vuotismo” di vetrine desolate e negozi chiusi.
Non esisterà mai un mondo in cui le persone non si incontreranno più.
Cambieranno i modi , si raggiungeranno picchi, ma non esisteranno spazi che finché verrano abitati, non saranno soggetti ai desideri di chi li vive e ai tentativi di realizzarli.

di Valentina Rizzo