Pochi giorni addietro, la figlia, appena adolescente, di un mio amico mi ha chiesto di spiegarle il perché della mia ostilità al “reddito di cittadinanza” e del mio pieno consenso nei confronti delle recenti parole di Papa Francesco, a proposito del lavoro.
L’ho fatto con piacere raccontandole questa storia, che molti amici mi hanno già sentito raccontare in passato, quando, forse invano, cercavo di far capire loro che i diritti rendono liberi e i favori rendono schiavi.
“Un giorno un uomo si perse nel deserto. Girò inutilmente alla ricerca di un po’ d’acqua. Non la trovò. Per questo, stanco e assetato, si accasciò per terra e, ormai rassegnato, si preparo alla morte.
Proprio in quel momento, però, gli si avvicinò qualcuno che gli porse un bicchiere d’acqua e lo salvò.
L’uomo, rinfrancato e fiducioso, riprese il suo cammino ma neanche stavolta trovò ciò che cercava. Incontrò, invece, la stessa persona di prima, che gli diede un altro bicchiere d’acqua, salvandolo ancora.
La stessa cosa si ripeté tante altre volte, fin quando l’assetato si abituò a ricevere il bicchiere d’acqua da colui il quale egli considerava un “benefattore”.
Fu proprio in quel preciso istante, però, che il cosiddetto “benefattore” decise di non portargli più l’acqua e di costringerlo alla sete.
Resosi conto di questo, l’uomo assetato si disperò, scongiurò l’altro di dargli ancora dell’acqua, lo pregò di non farlo morire, gli disse che, in cambio di quel bicchiere d’acqua, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.
Il cosiddetto “benefattore”, a quel punto, capì che aveva raggiunto il suo scopo e lo accontentò, trasformando l’assetato in un suo schiavo.
Se vuoi rendere libero un uomo non portargli solo un bicchiere d’acqua per salvargli la vita per qualche ora, insegnagli anche come fare a scavare un pozzo, perché in questo modo gli avrai donato l’avvenire senza privarlo della dignità.”
Credo che la ragazzina abbia capito.