Le volgari avance che avrebbe fatto a una tredicenne, nipote della sua compagna dell’epoca, si sarebbero fermate di fronte ai “no” della ragazzina. A quel punto lui avrebbe continuato a insistere, ma senza provare a costringerla o, “seriamente”, a vincere la sua resistenza. Con queste motivazioni un trentasettenne di Enna è stato assolto dall’accusa di tentati atti sessuali con minore, ai danni di una ragazzina che all’epoca, cinque anni fa, aveva solo 13 anni ed era la nipotina della donna con cui conviveva. In pratica l’imputato, secondo il Tribunale di Enna, non ha messo in serio pericolo la libertà sessuale della potenziale vittima, nonostante le sue richieste “insistenti” e “reiterate” di avere rapporti sessuali con lui. Secondo la Procura sarebbe arrivato a scambiarsi con lei ben 784 sms in un solo giorno, e in alcuni messaggini avrebbe usato espressioni particolarmente eloquenti. Ma questo non basterebbe, per i giudici, a configurare l’ipotesi di tentati atti sessuali con minore.
Il Pm aveva chiesto 4 anni e 6 mesi di carcere. L’imputato è stato assolto perché il fatto non sussiste.
I tentativi di commettere atti sessuali, ricordano i giudici, per la giurisprudenza della Cassazione devono essere “univoci e idonei”. E secondo il collegio, sebbene il carattere della “univocità” sia stato ampiamente dimostrato, manca invece il requisito della “idoneità”, perché, secondo la Suprema Corte, “gli atti potranno dirsi idonei quando abbiano seriamente messo in pericolo la libertà di autodeterminazione della vittima nella sfera sessuale”. Ma non sarebbe questo il caso.