“Appare incomprensibile e anacronistica, la nota con cui la Camera Penale di Enna invoca una restrizione del diritto di cronaca, legittimamente esercitato dai colleghi della provincia, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta gettonopoli del capoluogo, che coinvolge anche l’attuale sindaco della città”. Lo sostengono in una nota congiunta il segretario dell’Associazione siciliana della stampa, Alberto Cicero, e il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Riccardo Arena.
“Siamo vicini ai colleghi e respingiamo con forza qualsiasi tentativo di censura e di delegittimazione del loro lavoro, specie in una vicenda come questa, in cui, trattandosi di una richiesta di rinvio a giudizio, invocare segreto e riservatezza dell’atto appare assolutamente incomprensibile”. “Con il massimo rispetto per il lavoro altrui, rispetto che non sembra condiviso dalla Camera Penale ennese nei confronti dei colleghi – prosegue la nota – i giornalisti non fanno i cancellieri né i magistrati né gli investigatori e nemmeno gli avvocati: fanno i giornalisti e basta; e il loro lavoro – il nostro lavoro – presuppone che si diano notizie nel momento in cui queste si apprendono, se esse hanno rilievo pubblico e tanto più se, come in questo caso, sono conoscibili dall’indagato e dal difensore. Non siamo i custodi di presunti segreti e non accettiamo lezioni da parte della Camera Penale di Enna né il tentativo di zittire l’informazione. I giornalisti ennesi e siciliani – concludono Arena e Cicero – non hanno nulla da temere da eventuali “vigilanze” da parte dei legali. Siamo proprio noi, con il nostro lavoro, a vigilare sulla democrazia. E continueremo a farlo”.