Un grande passo avanti della Tunisia democratica : il 26 luglio l’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo (il Parlamento tunisino) ha approvato all’unanimità la legge per il contrasto alla violenza contro le donne .
E’ il risultato del lavoro di tre anni delle deputate, soprattutto di quelle delle formazioni democratiche presenti in parlamento e della grande mobilitazione della società civile, e in essa dell’Associazione delle Donne Democratiche (ATFD).
Le parlamentari, le attiviste, le ragazze delle associazioni non hanno nascosto la loro commozione e la loro soddisfazione a Tunisi, nelle altre città e sui media. Molte di loro hanno voluto dichiarare che “questa legge non è stata combattuta contro gli uomini ma contro i dicktat sociali discriminatori nei confronti delle donne”.
La battaglia, appunto, è stata lunga e non facile, nemmeno all’interno del campo delle donne in cui convivevano (e convivono) impostazioni molto distanti tra loro, da quelle di chiaro orientamento femminista e antiomofobo ad altre che ritengono di poter riconoscere ‘maggiorenni sessuali’ le ragazze di 13 anni , alcune che continuavano a sostenere l’incompatibilità della legge con i valori arabo-mussulmani di difesa della famiglia. Ma alla fine le posizioni più retrograde sono state emarginate.
La legge riconosce le violenze fisiche, psicologiche ee economiche contro le donne, prevede misure di protezione e la presa in carico delle vittime, assegna un importante ruolo alla stampa e all’educazione in materia di prevenzione. La violenza contro le donne esce dal privato e lo Stato, che si impegna a proteggere le vittime, può portare in tribunale il responsabile di violenza anche se la vittima ritira la sua denuncia.
In campo economico è vietato l’impiego di minori nei lavori domestici (quasi sempre bambine), sono previsti da 3 a 6 mesi di carcere per lo sfruttamento di minori , pratica ancora diffusa purtroppo nelle città e nel sud più povero del Paese.
Sempre in tema di minori è stato introdotto un cambiamento epocale: è stato abrogato il famigerato articolo 227 bis del Codice Penale, che consentiva ad un uomo che intrattiene relazioni sessuali con una mionorenne di evitare la condanna e la detenzione semplicemente…sposando la sua vittima.
Le nuove norme prevedono 6 anni di carcere per rapporti sessuali anche consenzienti con una mionore di 16 anni e 5 anni di carcere se la vittima ha tra i 16 e i 18 anni. Le pene sono raddoppiate se il responsabile del reato fa parte dell’ambito familiare o di prossimità.
La maggiore età (sessuale) è stata portata dai 13 ai 16 anni.
Alcuni aspetti che riguardano il diritto di famiglia (eredità, adulterio, divorzio) sono rimasti in ombra e certamente verranno affrontati dalle agguerrite giuriste e avvocate tunisine che si battono nei tribunali e che alzeranno lo scontro anche su questi aspetti.
Questa legge riprende lo spirito della Costituzione del 2014, un risultato della Primavera dei gelsomini e riflette l’incessante mobilitazione delle tunisine di tutte le età nel corso degli ultimi anni.
Si attende la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. La legge sarà in vigore a sei mesi dalla pubblicazione.

MABRUK TUNISIA !

Mediterranea
luglio 2017
a cura carlapecis@tiscali.it