Leonforte – Neanche il black out, che ha rovinato parte della Notte bianca di sabato scorso, è riuscito a fermare gli organizzatori della 36^ edizione del Premio Città di Leonforte. È così che, in lieve ritardo e in collaborazione con un esercente delle vicinanze, parata del Gruppo Folk Granfonte, conferenza stampa e concerto dell’Ase Peppino Salamone si sono svolti nel migliore dei modi, con un pubblico attento e paziente. A coordinare gli interventi Alessandra Maria, che ha così iniziato: “se siamo qui, fuori dall’arena spettacoli, è per venire a raccontarvi ciò che stiamo facendo. Il Premio non è ancora un patrimonio collettivamente condiviso, ma ci stiamo mettendo tutti i presupposti perché un giorno lo sia”. È per questa ragione che gli eventi targati Premio Città di Leonforte sono disseminati lungo tutto il mese di agosto.
Già dallo scorso anno, prima edizione di un concorso letterario interamente rivisitato, ci si è mossi puntando verso una direzione precisa: dare una specificità che rendesse il Premio unico nel suo genere e puntare alla visibilità sul territorio nazionale. Queste le intenzioni primigenie, fortificate da altri presupposti: aiutare – nella più vasta morìa dei premi a carattere letterario – il tradizionale appuntamento leonfortese a non soccombere e, perché no, dargli tutte quelle caratteristiche che servono per fare da volano economico, creare un indotto ed entrare nel patrimonio immateriale dei leonfortesi.
Inutile omettere. L’era delle vacche grasse è terminata da un pezzo. Occorreva abbandonare ogni fasto e, soprattutto, aprirsi all’esterno. Al supporto di quegli imprenditori che nella nuova forma ci credevano e hanno investito. A tutti quei cittadini chiamati a raccolta e che volontariamente hanno dato tempo e competenze per strutturare un evento che non aveva più nulla da spartire con il tradizionale Premio letterario. Questa formula è risultata particolarmente gradita agli amministratori, che forti del successo riscosso lo scorso anno guardano avanti con più fiducia.
Francesco Sinatra e gli assessori Rosa Elena Pedalino e Angelo Leonforte sono passati dal “facciamolo rinascere” al “facciamolo crescere” perché, come ha specificato la Maria introducendo gli ospiti, dalla fase di collaudo non si è ancora usciti. Ed ecco che qui si inseriscono i prossimi obiettivi enunciati dall’assessore Pedalino: “un maggiore coinvolgimento delle scuole, già iniziato peraltro con attività di letture teatralizzate per bambini e con un tour promozionale del Premio nel licei locali”.
Basta parlare di volontariato culturale, questo il senso delle parole di Sandro Rossino, investito del compito di coordinare ogni fase di realizzazione. Li ha elencati uno per uno, i professionisti che stanno mettendo le proprie competenze al servizio del Premio Città di Leonforte. “Una manifestazione del genere, per crescere, deve cambiare e non basarsi unicamente sul concetto di volontariato culturale. Occorre iniziare a pensare l’abbandono di questa formula e osare investendo”, pena l’empasse.
La micronarrativa
Cos’è? Un microlibro? Qualche genere adatto ai nativi digitali, stanchi di leggere ancora prima di iniziare? In realtà, come ha sottolineato Alessandra Maria, “basterebbe pensare agli haiku, nati in Giappone nel XVII secolo o, per restare in Sicilia, a Salvatore Quasimodo – uno dei massimi esponenti dell’ermetismo – , per capire che occorre essere dei veri maestri della parola per saper oscillare tra il detto e il non detto, nella brevità di poche righe. Abili sarti linguistici per raccontare, lasciando anche immaginare, sentire”. Non è un caso se, da un’idea nata dal successo editoriale di Andrea Maggiolo con le sue “vite in 140 caratteri”, si è giunti a incuriosire appassionati di scrittura provenienti da tutta Italia, scuole di scrittura creativa e, novità di quest’anno, case editrici che hanno voluto far circolare il bando di partecipazione all’interno delle proprie realtà. Come ogni novità, ci vuole tempo perché anche questa  forma di letteratura – come ha specificato José Trovato, presidente dell’apposita giuria – possa acquisire la dignità che merita, considerato che secondo alcuni critici “si può già attestare come quarto genere letterario, nella gerarchia della narrativa classica proposta da Goethe: romanzo, romanzo breve, racconto e… appunto, micronarrativa”.
Il teatro
Si attesta ancora una volta quale fiore all’occhiello della kermesse. Perché l’ennese è un territorio a forte vocazione teatrale e “il nostro Paese in particolare”, ha specificato l’assessore agli eventi Angelo Leonforte – colui il quale ha voluto il teatro nel Premio  – , di fatto creando il solo riconoscimento ufficiale dell’ennese.
Sembrava anche strano che il cuore della Sicilia, palcoscenico di Dio sa quante compagnie, attori, registi, non avesse ad oggi un solo Premio istituzionale dedicato al teatro. Sono bastate due edizioni per portarne nella terra di Demetra le più elevate forme. Dal teatro corale, fatto da passionali tammurrìate – tra i protagonisti dello scorso anno -, si passa a una rassegna più variegata dell’edizione numero trentasei. Ci aveva visto lungo Walter Amorelli, al suo secondo incarico da presidente di giuria, quando caldeggiava: “andate avanti con questo Premio, non lasciate che si areni”. E sabato scorso ha dato qualche anticipazione sugli spettacoli in calendario. A calcare la scena saranno improbabili storie d’amore che, nell’arte del silenzio, intraprendono un percorso verso la purezza della risata. E ancora la grande storia di pupi, marionette e pupari, commedie dolcemente peccaminose e temi  dai confini vasti e sottili, come la morte. In quattro spettacoli, ancora una volta, sorrisi e sogno si mescolano a lacrime e riflessione. Ancora una volta, la catarsi.