Sono passati ormai più di dieci anni da quando sono state chiuse al pubblico le porte del Museo Alessi. Il museo è intitolato al canonico Giuseppe Alessi (1774-1837) nativo di Castrogiovanni, il quale, durante la sua permanenza a Catania, cominciò a raccogliere numerosi reperti archeologici, monete, dipinti, ecc., che nel corso del tempo hanno formato una vera e propria collezione museale. E alcuni decenni dopo la sua morte, intorno al 1860, tutto fu ceduto alla Chiesa Madre di Enna, che si curò di esporre gli oggetti della collezione presso la casa canonica. Solo nel 1987 fu data una sede dignitosa alla collezione Alessi, con la nascita di un Museo arricchito anche dal tesoro della Chiesa Madre e da opere provenienti da altri edifici di culto e monasteri della città.
Il museo era diviso per sale e su due piani. Nel secondo piano ospitava la sezione di numismatica e archeologia, al cui interno si poteva ammirare una particolare vetrina, contenente una raccolta di statuette funerarie egizie, definite ushabty.  Gli ushabty sono manufatti legati ad antiche credenze egiziane, secondo le quali i defunti dopo la morte avrebbero continuato le loro attività quotidiane anche nell’aldilà. In particolar modo andavano in una terra fertile, luogo ideale per continuare a svolgere le loro funzioni e ottenere ciò di cui avevano bisogno, praticando l’agricoltura. Così gli egiziani cercarono degli escamotage che gli permettessero di evitare continue fatiche anche dopo la morte, affidando i loro compiti a delle statuette, le quali di fatto avrebbero sostituito il defunto nelle fatiche del regno dei morti. È questa la vera funzione degli ushabty, deposti in quantità all’interno delle tombe. L’utilizzo di statuette funerarie di questo genere si diffonde soprattutto dal Medio Regno (2055 a.C. – 1790 a.C.) all’epoca saitica (664 a.C. – 525 a.C.), persistendo anche durante il periodo romano.
Gli ushabty hanno forma di tipo antropoide, simile a quella mummiforme data ai sarcofagi, e sono incisi in geroglifico lungo tutto il corpo, realizzato in vari materiali durante le diverse epoche di utilizzo. Si incideva il nome del defunto, eventuali attributi,  formule che avrebbero dispensato il defunto dalle faccende dell’aldilà, formule del libro dei morti. Il defunto, rappresentato per mezzo degli ushabty, aveva anche ornamenti, come zappe, corde e utensili utili agli agricoltori. In altri casi, invece, presentano le insegne della regalità egizia, il flagello e lo scettro.
Le statuette funerarie della collezione Alessi, per un totale di trentuno pezzi, appartengono a un periodo compreso tra la XX dinastia e la XXVI dinastia, dunque sino all’età saitica, con alcuni esemplari che possono essere datati oltre questo limite cronologico. Gran parte delle figurine funerarie, realizzate in faïance azzurra, presentano le caratteristiche stilistiche dell’epoca saitica, per la presenza di barba e pilastrino dorsale, ma soprattutto per la realizzazione delle mani che escono fuori dall’involucro mummiforme, in assenza degli avambracci incrociati, e reggenti gli attributi della regalità, ovvero scettro e flagello. Non si conosce l’esatta provenienza, ma per le indicazioni relative alla produzione, si avanza una possibile provenienza da Naucrati, città commerciale egizia posta sul delta del Nilo. Infatti, proprio nelle botteghe di Naucrati si producevano manufatti che erano destinati all’esportazione. Accanto alle statuette di età saitica, sono presenti anche statuette di origine tebana. Tuttavia, poiché il canonico Alessi era solito collezionare solo pezzi di esclusiva provenienza siciliana, si ipotizza che anche questi ushabty provenissero da contesti archeologici siciliani. Di conseguenza si tratterebbe di statuette che testimoniano scambi commerciali degli antichi egizi con le popolazioni autoctone siciliane, che una volta acquisiti questi oggetti ne facevano corredo nelle loro sepolture. In alcuni casi questi materiali testimoniano anche le intense relazioni commerciali tra Egitto e Cartagine, che acquisiva materiale egittizzante importato anche in Sicilia.
Anche Enna, dunque, potrebbe vantare la sua piccola collezione di antichità egizie, che magari molti sconoscono. Una piccola collezione, che per le sue molteplici valenze, è significativamente grande, in quanto testimone di scambi e interessi che hanno affascinato da sempre la nostra Terra. L’insieme di esemplari di statuette funerarie egizie, altro non è che un esempio dell’immensa ricchezza e dell’importante patrimonio contenuto all’interno del Museo Alessi. Beni culturali di variegato interesse, che per loro natura dovrebbero essere fruibili al pubblico, piuttosto che rimanere chiusi e abbandonati. Per questo motivo, parlare e descrivere dei beni presenti all’interno di una realtà ormai quasi lontana, quella del museo Alessi, significa non solo portare a conoscenza del pubblico delle ricchezze possedute nel nostro territorio, ma anche attuare le prime forme di tutela e valorizzazione.  Con l’augurio che il museo Alessi possa tornare a vedere la luce e a risplendere negli occhi dei visitatori.