“Nello Musumeci, ritiralo subito!”. È il contenuto dell’appello di Giuseppe Maria Amato di Legambiente lanciato su Facebook contro la caccia al “Garrulus glandarius, la Ghiandaia, un uccello grande poco più di un passero e meno di una gazza”. “Bello, colorato, vivace, garrulo, con delle particolarissime penne con un azzurro cielo che lo rendono specie visivamente unica – prosegue Amato -. Vive nei boschi. Cosi come il suo nome specifico chiarisce si ciba di ghiande, di faggiole, ma anche di larve di insetti che attaccano il legno, di topi, di processionarie. Pesa meno di 200 grammi.

A questo essere, così come ad una lunga serie di altri esseri minuscoli e non solo innocui ma persino utili, la Caccia è aperta!”
E ancora: “Ora, che mi si dica che bisogna introdurre il prelievo per i “cinghiali”, che in realtà sono una nuova tipologia di esseri a metà tra il cinghiale vero e proprio ed il maiale tradizionalmente allevato allo stato brado, potrei persino comprenderlo, ma che si stia lì, ancora, a sparare alla Ghiandaia quasi fosse un nostro nemico è cosa non solo inaccettabile ma anche tale da farmi salire quel conato di vomito culturale che mi rende indigesta la gran parte dei tizi che dai primi di settembre si vestiranno in verde, imbracceranno i fucili, stresseranno ogni altro essere a suon di spari.
La ghiandaia è uno dei più grandi aiuti alla lotta alla processionaria del pino, dissemina nuovi alberi, difende la salute del bosco. Chi le spara è semplicemente un ignorante, chi consente le sia sparato è letteralmente un amministratore incapace e dannoso. Ed il Calendario venatorio 2018/19 dimostra ancora tutta la arretratezza di un parterre politico che vive solo di se stesso e della poca aria fresca che gira nelle stanze di palazzo”.