Carmelo Salamone, Carlo per gli amici, è nato a Catania nel 1944 da genitori leonfortesi. E’ un catanese doc, che ha pubblicato apprezzate silloge poetiche e molti libri in dialetto e in lingua italiana, quali: “Semu stanchi” (1997), “Parru ppi tia” (1998), “Presagio di una madre “ (1999) , “I giovani muoiono in silenzio” (2000), “In un viale” (2001), ”Io sono come loro (2002); “Dio era lì” ( 2006); “Non sono tuo padre” del 2009 e “Attore e Spettatore” del 2018.
Queste ultime due antologie le ho avute tramite mio cugino Giuseppe Sammartino, già preside del liceo Martin Luther King di Agira, anch’egli poeta, scrittore e giornalista pubblicista.

Dal loro esame ho constatato che alcune sue valide, belle poesie, sono state pubblicate dalla casa editrice Edicom di Cerro Maggiore (prov. di Milano) e in una pregevole raccolta multimediale di liriche appare insieme a famosi autori contemporanei tra cui Alberto Bevilacqua, Enzo Biagi, Andrea Camilleri, Umberto Eco, Dacia Maraini, Indro Montanelli , Elsa Morante, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Salvatore Quasimodo, Leonardo Sciascia e Susanna Tamaro.
Delle liriche in lingua, ricche di pathos e sentimento nostrano, mi sono piaciute: ”Il silenzio”, “Nulla “, “Il sapere”, “Il servilismo”, “Ci sei”, “Cerco”, “Divina luce” e delle poesie in lingua siciliana mi ha particolarmente colpito “Salutu di l’emigratu”, che è un disperato e appassionato grido di dolore di un emigrato.
I positivi giudizi critici da parte della collega Stefania Bonifacio, dell’avvocato Anna Ruggeri (recentemente scomparsa e amica di lunga data di Carmelo Salamone) Rita Castorina, Antonio Pagano, Giuseppina Garofalo Veltri, Antonino Arcidiacono, Salvo Bella, Luigi Castorina, Raffaella Ingenito, li ho trovati professionalmente validi, graditi certamente all’autore che appartiene alla nostra generazione di uomini liberi e generosi che amano visceralmente la propria origine e la terra natia.
A dire il vero, la poesia è una forza seduttiva circondata da una alone magico, sicuramente divino.
Come dono soprannaturale sappiamo che essa, per millenni, è stata un canto eterno per l’uomo di ogni tempo, la nenia dei suoi sogni, delle sue gioie, dei suoi dolori e delle sue conquiste e che i grandi poeti del passato di fama internazionale sono stati spinti da una necessità e da una immensa, inarrestabile, testimonianza di esternare i propri sentimenti del vissuto.
Nell’odierno mondo globalizzato il poeta non può rimanere sordo o cieco o indifferente alle vicende giornaliere, sebbene gli costi sacrificio, tante volte incomprensione, sofferenza, persecuzione e ostilità fino a rischiare la libertà.
Siracusa 27-08-2018 Giuseppe La Delfa