CATENANUOVA. Si è chiuso con il patteggiamento dell’imputato il caso del drammatico incidente in cui perse la vita la signora Rosa Pistarà, settantaduenne, investita da uno scooter Aprilia Sr-Max 300 il 28 giugno 2017. L’imputato, il ventiseienne di Catenanuova Salvatore Antonio Tranchita, incensurato che era alla guida dello scooter, ha patteggiato 1 anno e 2 mesi di reclusione, con pena sospesa. Quella maledetta sera, secondo l’accusa, il giovane – che si è fermato a prestare soccorso e a chiedere aiuto – stava andando troppo veloce. L’inchiesta è stata coordinata dal pm Stefania Leonte. Il patteggiamento, proposto dai difensori di Tranchita, è stato ratificato dal gup Vittorio La Placa, nell’ambito dell’udienza preliminare.
Il giovane è difeso dagli avvocati Cristina Liuzzo Scorpo e Francesco Azzolina, le parti civili dagli avvocati Francesco Tavella, Rosaria Ingrassia, Marco Frigo, Luigi Ticino e Carmela Mazza. Oltre ai figli della signora sono stati ammessi al risarcimento danni, che sarà pagato dal responsabile civile, pure i nipoti della vittima.
La tragedia si è consumata il 28 giugno 2017 in via Libertà, all’altezza del civico 57, in un tratto di rettilineo, pianeggiante e con diverse case intorno. L’anziana, che stava andando nell’abitazione della figlia, è stata travolta dal motociclo mentre stava finendo di attraversare la strada. L’impatto è stato terribile, il pedone è stato sbalzato a parecchi metri di distanza dal punto d’urto, rovinando esanime sull’asfalto e a nulla sono valsi i disperati tentativi dei sanitari del Suem, accorsi in ambulanza, di rianimare la donna: al medico del 118 non è rimasto che constatarne il decesso.
Dal canto suo, il giovane se l’è cavata con lievi ferite. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Catenanuova. Al giovane la Procura ha contestato una “colpa generica e specifica consistita nel non aver regolato la velocità durante le ore notturne e con scarsa visibilità e in un tratto di strada fiancheggiato da edifici”, “nel non essere stato in grado di compiere le necessarie manovre atte a evitare l’impatto e in specie l’arresto tempestivo del veicolo”, e nel “non aver rispettato il limite di 50 chilometri all’ora imposto per la circolazione su strada urbana”. In altre parole, secondo l’accusa, se la velocità fosse stata adeguata, il ventiseienne sarebbe con ogni probabilità riuscito a evitare la signora; o quanto meno le conseguenze dell’impatto sarebbero stati meno gravi.
L’accusa si fonda sui rilievi effettuati dai militari, sulle documentazioni mediche e su una perizia effettuata da un consulente tecnico del pubblico ministero. Le analisi del sangue effettuate sul giovane, va ricordato, hanno confermato che non aveva bevuto né fatto uso di altre sostanze.