Stamattina personale del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Enna ha eseguito 15 ordinanze cautelari emesse dal Gip di Caltanissetta nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Dda ed eseguita dalla Tenenza di Nicosia. Per gli indagati sono ipotizzate a vario titolo ipotesi di reato di turbata libertà degli incanti con l’aggravante del metodo mafioso, avvalendosi della forza intimidatrice derivante dall’ipotizzata appartenenza di alcuni degli indagati all’organizzazione mafiosa “Cosa Nostra”, ed in particolare della famiglia mafiosa operanti nella zona dei Nebrodi, nonché quello di abuso d’ufficio.
Il provvedimento rappresenta l’epilogo di una complessa e articolata attività investigativa (condotta sia con l’ausilio di attività tecniche sia mediante analisi di documentazione ed accertamenti patrimoniali) attraverso cui gli inquirenti ipotizzano una vasta infiltrazione della criminalità organizzata di stampo mafioso nell’aggiudicazione dei pascoli demaniali del Parco dei Nebrodi, finalizzata al conseguimento di contributi comunitari nel corso degli anni per importi milionari. Le presunte irregolarità rilevate fanno riferimento a una gara pubblica, bandita nel 2015 dall’Azienda Speciale “Silvo Pastorale” del Comune di Troina, finalizzata all’affidamento – mediante licitazione privata con il metodo delle offerte segrete – di n. 16 (sedici) lotti pascolivi.
In particolare, emergerebbe che i destinatari dei provvedimenti avrebbero ottenuto l’aggiudicazione dei pascoli mediante la presentazione di offerte segrete con aumento minimo rispetto a quelle fissate a base d’asta dall’Azienda Silvo Pastorale di Troina. Le offerte sarebbero state eseguite generalmente in aumento di un solo euro, indice inequivocabile che le offerte “segrete” – fossero state, nella realtà dei fatti, concordate e pianificate a monte, vanificando i meccanismi di regolare concorrenza del mercato, con corrispondente danno per l’ente pubblico concedente. Per i finanzieri gli indagati, tutti imprenditori agricoli, avrebbero monopolizzato le procedure negoziali, scoraggiando l’accesso alle stesse ad altri soggetti in “regola” e con fondate aspettative di aggiudicazione della gara pubblica, ricorrendo al metodo mafioso e alla forza intimidatrice.
Alcuni indagati sarebbero riusciti a percepire illecitamente contributi comunitari per importi pari a 3 milioni di euro.
Le 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere riguardano Sebastiano Foti Belligambi, Federica Pruiti, Giuseppe Foti Belligambi, Vita Cavallaro, Anna Maria Di Marco, Giovanni Foti Belligambi e Angioletta Triscari Giacucco. Arresti domiciliari per altri 7: sono Salvatore Armeli Iapichino, Sebastiana Bevacqua, Maria Cantali, Giuseppe Lupica Infirri, Santo Coma, Salvatore Lupica Infirri e Silvestra Calderaro. Infine obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per un funzionario pubblico, Antonio Consoli.
Nell’attività di esecuzione sono stati impiegati circa 100 militari della Guardia di Finanza, con l’ausilio di personale specializzato Anti Terrorismo Pronto Impiego, nonché unità del servizio aereo del Corpo. Unitamente alla esecuzione dei provvedimenti restrittivi sono tuttora in corso di svolgimento attività di perquisizioni nei confronti degli indagati.
L’operazione Nebros II della Guardia di Finanza di Enna si inquadra nel più ampio contesto della lotta agli interessi della criminalità organizzata in materia di affidamento a privati di aree demaniali al fine del conseguimento di contribuzioni pubbliche, anche comunitarie.