Un’autobiografia realizzata grazie all’amore e al sostegno delle tante persone che ringrazia dalla prima all’ultima pagina, un viaggio di vita autentica che parte da un minuscolo appartamento del South Side di Chicago e finisce nel suo ultimo giorno alla Casa Bianca. La storia di Michelle Obama non è il racconto della donna perfetta che diventa la perfetta first lady , ma un insieme di ricordi di vita vera in cui nulla viene tralasciato: dalle origini umili (il trisavolo era stato uno schiavo) ai vissuti relativi all’essere figlia di un uomo malato di Sclerosi Multipla , che nonostante la malattia e il fatto di essere più lento degli altri papà, non perdeva un giorno di lavoro; la prima mestruazione , il primo bacio, fino alla svolta , rappresentata dalla scelta di studiare alla Princeton, dove impara cosa significhi essere l’unica ragazza nera in una stanza di bianchi.
Nei racconti della sua gavetta che l’hanno portata a diventare avvocato e tutor del suo futuro marito, non nasconde di essere stata scoraggiata da chi le aveva detto di non essere abbastanza, e nel suo viaggio interiore e lavorativo, che porta Michelle a dimostrare a sé stessa e al mondo, l’esatto contrario, non nasconde nulla, neanche di aver fumato marijuana o di aver fatto psicoterapia di coppia con Barack Obama in un momento di crisi. La descrizione dei suoi studi e dei tanti lavori che ha fatto, si alterna alle crisi comuni a tante donne: la difficoltà a rimanere , la maternità, il vedersi grassa, la stanchezza cronica, il dover conciliare l’allattamento con gli impegni lavorativi. Ciò che rende speciale questo libro è proprio l’autenticità della donna che lo scrive, e che man mano diventa con pazienza e rigore, senza mai rinunciare all’idea di dover crescere ancora.
Le sue parole, alla fine del libro, aiutano a comprendere come poter raggiungere i più alti obiettivi senza rinunciare a essere sé stessi: “ Il punto non consiste nell’essere perfetti. Non consiste nel traguardo che si raggiunge. Il potere è consentire a sé stessi di farsi conoscere e ascoltare, avere una propria storia unica, usare la propria voce autentica. Questo, è per me, diventare.”
Nunzia Villella