di Nunzia Villella

Parlare del 27 gennaio  per ricordare   “soltanto” il genocidio degli ebrei, rischia di essere utile ma riduttivo.  Marx diceva che “la storia  si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia , la seconda come farsa”.  Con gli ebrei è sempre tragedia. Nel giorno dedicato alla Memoria, il  27 gennaio, ricorre l’anniversario della liberazione degli ebrei tenuti prigionieri nel  campo di sterminio di  Auschwitz.  
In questo importante giorno si ricorda  la Shoah, il cui significato viene spiegato in un passo della Bibbia  e letteralmente vuol dire  “catastrofe” (Isaia  47,11) . Alcuni storici utilizzano anche il termine Olocausto, che trae le sue origini dai sacrifici religiosi che anticamente gli ebrei immolavano a Dio per espiare i propri peccati. Si sacrificavano capretti, agnelli, tori  – rigorosamente maschi – che dopo essere stati uccisi venivano bruciati.  La stessa sorte che successivamente sarebbe toccata agli ebrei, che, dopo essere sterminati, venivano bruciati nei forni crematori.
A proposito della storia che si ripete, una riflessione potrebbe tornare utile: quella del bisogno di un capro espiatorio, necessario per espiare i mali di chi lo sacrifica, ma non del povero capro che non aveva fatto nulla di male! Capro a parte,  da sempre, questo scomodo ruolo, viene ricoperto da chi,  in qualche modo, risulta “diverso”. Gli ebrei sono sempre stati oggetto di persecuzioni e a proposito del Giorno della Memoria, si parla  poco degli altri “diversi” che in quanto tali,  ne condivisero l’amara sorte.  Il 27 gennaio è infatti il giorno in cui si ricordano i  triangoli rosa  generalmente cuciti sulle casacche degli omosessuali, che venivano chiusi nei campi di concentramento insieme a ebrei, comunisti, malati mentali, Testimoni di Geova, Rom e Sinti. Il Triangolo rosa serviva appunto a distinguere gli omosessuali dalle altre categorie. Nel caso si trattasse di donne, il triangolo era di colore nero. Si stima che gli omosessuali internati siano stati circa 50.000. 
A proposito della necessità che la storia ha di ripetersi, potrebbe essere utile chiedersi perché abbiamo storicamente bisogno del capro espiatorio. Da un punto di vista psicoanalitico, uno dei primi a occuparsene fu Jung, secondo cui, all’interno di un gruppo, l’elemento  che a causa delle sue particolarità rischia di portare scompiglio (e non è detto che le sue peculiarità siano per forza negative basti pensare agli ebrei che da sempre sfornano menti geniali)  è concepito come disturbante , e  verrà accusato di essere portatore di malessere , su questa figura sarà  proiettata l’Ombra del gruppo,cioè tutte quelle parti che ogni membro del gruppo in realtà possiede , poiché ognuno di noi ha una parte  Ombra, una parte oscura e complessa, la parte istintuale,  ma che verrà proiettata  sugli altri  perché negarla e attribuirla agli altri è molto più semplice e ci aiuta a illuderci di essere “migliori” . Scaricare i contenuti scomodi sugli altri, aiuta. Almeno in apparenza. Questo accade nei gruppi, e nelle società , e storicamente  si ripete. Forse ancora oggi, e i 117 morti in mare potrebbero esserne un esempio.  Ricordare il passato serve. Riflettere sulle debolezze umane che porta la storia a ripetersi, anche.