L’annuncio della revoca della scorta a Sandro Ruotolo è un segnale preoccupante non solo per i rischi di incolumità del giornalista (minacciato di morte dal capo dei casalesi Michele Zagaria in un’intercettazione carceraria)  ma anche perché significa fermare di fatto il suo lavoro di cronista d’ inchiesta. “Lasciare Sandro  Ruotolo senza protezione, stante l’attualità della minaccia (Zagaria non si è mai pentito) – ha dichiarato il presidente nazionale dell’Unci, Alessandro Galimberti –  suona anche come un sinistro messaggio per tutti i giornalisti impegnati a svelare le connessioni tra la malavita organizzata e apparati più o meno fedeli allo Stato”. Per questi motivi l’Unci chiede con forza il mantenimento della scorta che,paradossalmente, rappresenta la libertà di penna per Sandro e per tutti i cronisti nel mirino delle mafie.
Per il vice-presidente nazionale dell’Unci, Leone Zingales, “revocare la scorta a Sandro Ruotolo, è una decisione insensata ed incomprensibile. Chiediamo di rivedere il provvedimento di revoca. Sandro Ruotolo non deve essere isolato ma sostenuto nella sua battaglia contro le mafie”.