Dopo aver  proposto la versione originale circa vent’anni fa, la Camerata Polifonica Siciliana porta in scena sabato 9 marzo alle ore 20.30 alla Basilica Collegiata di San Sebastiano di Acireale, Carmina Burana di Carl Orff, nella versione con due pianoforti e percussioni.
Sul palco, diretti dalla bacchetta del M° Giovanni Ferrauto, direttore artistico della Camerata Polifonica Siciliana, il Coro Lirico Siciliano diretto dal M° Francesco Costa, i pianisti  Maria Pia Tricoli e Roberto Carnevale, l’orchestra di percussioni Percussio Mundi, il Coro di voci bianche acese Voci dell’Arcobaleno diretto da Giusy Nicotra, ai quali si affiancheranno, nella veste di solisti, il baritono Salvatore Todaro, il soprano Ann Marie Alexis e il tenore Massimiliano Giusto.
«Avendo diretto diverse volte sia la versione più conosciuta per orchestra, che quella per due pianoforti e percussioni – dice il M° Giovanni Ferrauto -, ammetto di avere una particolare predilezione per quest’ultima, perché la strumentazione pianistica riesce a mettere in risalto l’aspetto “gotico” delle sonorità taglienti e delle ritmiche rozzamente arcaicizzanti dei Carmina Burana. Inoltre, essendo il pezzo ispirato a testi e a moduli musicali medioevali, mi sembra che un’orchestrazione interamente percussiva renda al meglio la cantata scenica popolare».
Eseguiti e rappresentati per la prima volta al Teatro dell’Opera di Francoforte nel 1937, i Carmina Burana non hanno una trama precisa ma parte della composizione si basa sulla Ruota della fortuna,  tanto che l’opera si apre con un inno alla dea bendata, colei che regge le sorti del genere umano e distribuisce il bene ed il male a suo piacimento. Nella prima parte, Primo vere, si celebra il risveglio della natura, mentre nella seconda parte, In taberna, domina una riflessione sul triste destino dell’uomo, caratterizzato dalla fragilità che lo porta a cedere ai vizi e al desiderio di arricchirsi a spese degli altri. Infine l’ultima parte, Cour d’amours, è dedicata al tema dell’amore e chiude l’opera con un inno alla dea Venere.
«Questa versione dei Carmina Burana valorizza il suono corposo del coro  – dice il Maestro del Coro Francesco Costa – facendo emergere tutte le sfumature relative alla dinamica e all’agogica, lasciando quindi spazio al talento interpretativo di ogni esecutore, che a volte può rimanere sommersa nel grande organico orchestrale previsto da Orff. Per questo motivo la reputo più congeniale allo spirito dell’opera, con un ritmo percussivo incalzante che suscita una grande carica emotiva».
Un evento artistico di grande spessore, che non è solo l’occasione per riascoltare la raccolta dei componimenti medievali messi in musica dal musicista tedesco  all’ombra degli affreschi barocchi di Pietro Paolo Vasta, ma ha un valore più alto e nobile, perché per una sera l’arte si schiera con l’arte. Parte dell’incasso del concerto, infatti, contribuirà alla salvaguardia della stessa  Basilica Collegiata di San Sebastiano (dichiarata Monumento Nazionale),  ritenuta la struttura più antica della città di Acireale perché costruita su un luogo di culto risalente all’epoca aragonese, che si appresta a divenire sede di una tra le più blasonate stagioni musicali e concertistiche grazie alla sinergia tra il Coro Lirico Siciliano, l’Accademia Scarlatti, il direttore artistico degli eventi culturali della Basilica acese, Nino Di Blasi, e la Camerata Polifonica Siciliana.
«La valorizzazione dei luoghi della musica è uno degli obiettivi statutarii della Camerata Polifonica Siciliana – conclude il M° Ferrauto -,  fare musica nei luoghi che l’hanno ispirata o prodotta, valorizza entrambe le cose».
Il concerto di sabato si aprirà con l’Ave Verum Corpus di W.A.Mozart eseguito in omaggio ai tre ragazzi inghiottiti dal mare a Santa Maria la Scala:  Margherita Quattrocchi, Enrico Cordella e Lorenzo D’Agata.