Non si placa in tutto lo Stivale l’indignazione per la scelta di tanti emigranti del Sud, di ogni età, letteralmente “scappati” dalle città lombarde in cui lavorano a pochi minuti dall’emanazione del primo decreto con cui il governo Conte applicò la cosiddetta “chiusura delle zone rosse”. Ma ci sono pure tante storie all’incontrario, di siciliani, in questo caso un leonfortese, la cui famiglia vive nel cuore della provincia di Enna e che di fuggire ai suoi doveri, per riparare in Sicilia non ci pensa neppure. È il giovane infermiere Filippo Reitano, il cui coraggio è stato raccontato sui social, qualche giorno fa, dal papà Antonino. Filippo, scrive il padre su Facebook, risponde con ironia alle telefonate di sua madre (“Pronto, coronavirus!”) e non ci ha pensato neppure per un attimo di rientrare a casa.
“Mio figlio da qualche giorno risponde ironico, ridente,vivace, e grintoso alle chiamate della sua mamma che tra orgoglio e preoccupazione gli chiede come sta e come se la sta cavando – scrive il padre -. Filippo è un infermiere. Lavora da quasi un anno nella terapia intensiva degli Spedali di Brescia. Rassicura sua madre: “Ho 24 anni, mamma, sono giovane, sano, ho scelto io questo lavoro, ho scelto io di lavorare in Lombardia, non mollero’ mai”. In Lombardia i contagi galoppano, le sale operatorie sono state adibite a terapia intensiva, ma i letti cominciano a non bastare. “Ti proteggi, Filippo? Usi tute,occhiali, mascherine, stivaloni e berrettoni…?” “Certo,mamma, mi vedessi sembro uno dei Ris di Parma”.
“Filippo da 15 giorni pensa solo ai suoi pazienti, non vede la sua fidanzata, non si riunisce con gli amici,non rimane un giorno a casa a riposare. Stamattina Filippo prima di andare a lavorare, prima che arrivasse quell’ accudente telefonata di mamma’, mi chiama:”Papà ho paura oggi, ho paura per voi, ho paura per i nonni, ho paura del mio amico Mario; quando non vorrà sentirne di NON rivedere e riunirsi con i suoi cari amici e parenti che oggi dopo mesi o forse dopo anni hanno sentito forte questo desiderio di scendere giù. Mi raccomando papà…ti raccomando i miei 4 nonni. Tute, mascherine, stivaloni e berrettoni vestono le mie giornate. Vestite anche voi di nuovi modi di fare, di pensare, almeno per un mese. Mi raccomando papà, spargi la voce, non te lo scordare, papà”.