di Angela Montalto (da Enna Live)

Enna si colloca al quinto posto per contagiati in Sicilia. In meno di 24 ore infatti i tamponi positivi sono una trentina, la metà dei pazienti è ricoverato all’Umberto I di Enna.
Dai dati in possesso della regione si passerebbe da 8 a 21 casi, dei quali purtroppo fa parte il primo deceduto, un uomo di 82 anni con patologie pregresse. A questi si aggiungono i dati ufficializzati dai profili e dalle pagine ufficiali dei sindaci dei comuni che, ogni giorno, annunciano nuovi casi che spesso fanno parte del bollettino del giorno dopo. Salirebbero infatti a una trentina i casi in provincia di Enna, tra ospedalizzati e asintomatici o quasi in isolamento presso le abitazioni. Si sarebbe inoltre in attesa di centinaia di test.
I comuni particolarmente colpiti sono quelli della zona nord Agira, Assoro, Leonforte, Nicosia e Troina. A Enna, 3 casi di cui un guarito e di contro un decesso. Da ieri si confermano casi di Covid 19 anche a Piazza Armerina, la città dei mosaici con 4 persone positive e Calascibetta, con il primo caso come annuncia il sindaco Piero Capizzi sui social; anche a Valguarnera ci sarebbe un caso accertato.
Dalle notizie raccolte due sarebbero i focolai, che si estendono tra Leonforte e Agira coinvolgendo Assoro/San Giorgio.
Desta forte preoccupazione anche la situazione emersa ieri mattina a Troina, e notiziata dal sindaco Fabio Venezia, ovvero i quattro ragazzi albergati nel “Villaggio Cristo Redentore”. La notizia del primo cittadino è stata seguita da difficili decisioni: “I dipendenti Oasi che negli ultimi 40 giorni hanno prestato servizio presso le strutture “Casa della Speranza”, “Villa Ester”, “Villa Giovanna” e “Villa Betania”, sono obbligati a rimanere in autoquarantena insieme con i familiari; È stato requisito l’hotel “Costellazioni” per predisporre un cordone sanitario e permettere l’isolamento dei pazienti; Si sta predisponendo dentro la struttura un apposito reparto di 15 posti, munito delle necessarie attrezzature, per eventuali casi con patologie gravi; richiesti tamponi per il personale sanitario e per chi ha avuto contatti diretti con i soggetti contagiati”.
Sono ore di grande apprensione scandite dalla conta dei nuovi casi e dagli appelli accorati dei sindaci: “Restate a casa! Rispettate la legge”. C’è paura, forte senso del pudore ma anche grande altruismo manifestato da alcuni affetti da Coronavirus che scelgono Facebook per autodenunciarsi, fare outing e avvisare la comunità quasi con “spirito di servizio” affinché gli stessi, se venuti a contatto, possano mettersi in auto quarantena. È questo il caso dell’agirino Valentino Franzone, detto Dino, che utilizza la pagina del collega giornalista Emanuele Parisi per divulgare la sua identità.
Mentre la sindaca di Agira, l’onorevole Maria Greco, a viva voce e con un documento ufficiale ha richiesto al governatore della Sicilia, Nello Musumeci, e al Prefetto di Enna di mettere in quarantena l’intero comune e l’impiego dell’esercito per garantire le misure contenitive. Nessuno dunque potrebbe accedere e uscire dal territorio di Agira.
Davide Miletti, il commerciante 33enne di Nicosia affida anche all’Ansa il suo sfogo dopo essere risultato anche lui positivo al Covid-19. Miletti, che adesso si trova in quarantena a casa con la moglie, era rientrato in Sicilia l’uno marzo dopo essere partito il 22 febbraio per Brunico, località sciistica del trentino. Dopo essere stato rimbalzato – e lui a raccontare l’odissea – dal medico di famiglia all’ospedale di Nicosia prima ed Enna dopo a “causa” delle sue buone condizioni per essere sottoposto al tampone orofaringeo effettuato presso l’Umberto I di Enna ritiene opportuno – dopo quattro giorni di silenzio – rivelare la sua identità a tutela di parenti, amici e clienti che in lui riversano fiducia.
Ma lo stesso si ritrova in mezzo a una diatriba mediatica, i concittadini si dividono, chi lo ringrazia per il gesto di grande responsabilità chi invece lo accusa e colpevolizza dopo averlo sottoposto alla gogna da diversi giorni senza riscontro scientifico.
La gogna, la caccia all’untore è questa l’altra faccia della medaglia di questa condizione surreale chiamata “pandemia da Covid-19”, chi è risultato positivo deve combattere un virus senza antidoto di guarigione e difendersi dalle accuse che i concittadini gli riservano, a Piazza Armerina è il caso della famiglia Augeri-Libro che affida la sua difesa all’avvocato Francesco Alberghina, il quale dichiara anche tramite un videomessaggio: «Vigilerò affinché nei confronti di questa onorevole famiglia non si faccia la solita gogna mediatica ma spero di leggere solo commenti di solidarietà e affetto».
Purtroppo la Augeri, sarebbe una delle tante vittime degli operatori sanitari che prima degli altri e in servizio per gli altri contraggono il virus svolgendo il proprio lavoro. Nel suo caso l’infermiera nel nosocomio di Caltagirone.
Intorno alle 13 il nuovo bollettino dalla Regione.