“La richiesta di alcuni sindaci della provincia  di  proclamazione della zona rossa non sortirà alcun effetto concreto nella lotta al Virus, ma servirà forse a mettersi la coscienza a posto”. A parlare è il sindaco di Nissoria Armando Glorioso, che in un messaggio alla nostra testata afferma quanto segue: “La semplice dichiarazione di zona rossa, oltretutto un provvedimento asimmetrico, se viene fatto come quello di Agira,  che consentirebbe a persone provenienti dalle zone non rosse a entrare in quella rossa, dimezza il pericolo ma non lo elimina. Essendo questi Comuni già contagiati circoscriverli con un muro, la cui tenuta stagna è molto improbabile, non ha senso: il contagio continuerà a fare il suo corso se non si batte affrontandolo con un approccio investigativo, risalendo la catena dei contagi e ponendo in isolamento i probabili contagiati”.
“Ma qualora questa idea dovesse essere realizzata, speriamo almeno che vengano salvaguardati gli operatori economici privati e i loro lavoratori, che non possono contare sul 27  di ogni mese  in quanto non dipendenti pubblici . Occorre per tutelare questi attività, peraltro tutelate dal decreto del Presidente del Consiglio, di scrivere a chiare lettere che le attività produttive di cui all’allegato 1 del dpcm 22 Marzo 2020, cioè quelle attività che producono beni e servizi  fondamentali di prima necessità, possano continuare a lavorare e che i loro addetti, ovunque residenti, siano autorizzati a raggiungere il posto di lavoro secondo un percorso concordato e senza soste, se non per altre necessità previste dalla norma”.
“Inoltre, questi lavoratori che rispetto agli altri  che restano  a casa rischiano la loro vita, debbono essere tutelati maggiormente, per cui si preveda nella stessa ordinanza, eventualmente, che i  lavoratori dei settori obbligati a continuare l’attività siano sottoposti a tampone obbligatorio settimanale a spese della Regione. Se non si farà in questo modo le attività produttive del circondario saranno costretti a fermarsi, ci saranno danni economici per le imprese che potranno anche fallire. Ma ci saranno anche danni per il territorio perché gli operai verranno messi in cassa integrazione e probabilmente non riprenderanno mai più il lavoro, se le aziende, come si prospetta non supereranno indenni questo periodo. Inoltre, le famiglie resteranno prive dei beni e servizi di prima necessità. Per cui alla fine moriremo di fame e sarà guerra civile!”.