di Josè Trovato

Enna. Il focolaio della zona rossa di Troina, il caso dei contagi all’Oasi. La preoccupante escalation di Agira e le decine di casi tra Leonforte e Assoro. È spiegata tutta qui, nel quadrilatero del Coronavirus ennese, la crescita esponenziale che ha portato Enna, la provincia più piccola della Sicilia, a scalare la triste classifica del contagio da Covid-19, secondo i dati riassuntivi (non sempre aggiornatissimi) diffusi dalla Regione, con un numero di “positivi”, 266 secondo Palazzo d’Orleans, che ieri ha superato persino l’intera provincia della quinta città d’Italia, Palermo (260). Questo è il numero che ha destato più scalpore e di cui maggiormente si dibatte sui social. Ma personalmente i dati statistici non mi hanno mai appassionato. Dietro i dati ci sono persone, famiglie preoccupate, comunità in lutto, amici che non potremo più abbracciare. E soprattutto, il “dato Enna”, non mi colpisce particolarmente perché non è la dimensione del territorio o il numero di abitanti che può far ipotizzare, a priori, la potenzialità epidemiologica di un agente patogeno fortemente contagioso come il Coronavirus. Basti pensare alle dimensioni ridotte di un piccolo centro come Codogno, meno di sedicimila abitanti nel Basso Lodigiano, per capire che non è quello il nocciolo della questione. I contagiati all’Oasi di Troina, la cifra dei positivi a Leonforte, Assoro e Agira, contano l’80 per cento dell’intero numero dei “positivi” in provincia (senza dimenticare che, lì come altrove, decine di tamponi devono ancora essere processati). Ci sono altri dati, altre storie da raccontare, a cui ci si dovrebbe appassionare.
Si dovrebbe parlare della preoccupazione per i contagi di chi è impegnato in prima linea. Sappiamo di ben quattro medici positivi dell’ospedale Umberto I di Enna – uno al Pronto soccorso, uno in Medicina e uno in Rianimazione – di cinque infermieri, una delle quali fortunatamente è guarita, mentre uno è tuttora ricoverato. Positivo è anche un infermiere dell’ospedale di Leonforte (gaglianese). Anche a Nicosia si contano almeno sei positivi tra medici e infermieri del Basilotta. All’Oasi di Troina, un terzo delle persone risultate positive sono “operatori”.
Non si può non approfondire con orgoglio le notizie relative alla mobilitazione in corso a Troina, dove è stato necessario l’arrivo dell’Esercito, dove la Regione ha messo all’opera una task force, dove il sindaco Fabio Venezia ha tenuto la prima linea del fronte dall’inizio, e oggi a lui va l’abbraccio e l’augurio di una pronta guarigione dai sintomi che, con la sua proverbiale trasparenza, ha voluto condividere sui social. E ancora, la massiccia azione di contrasto, la bravura e il senso del dovere di medici e infermieri, la solidarietà diffusa tra la gente, il sacrificio personale in prima linea di medici, infermieri, e di uomini delle istituzioni. È questo che vorrei colpisse la sensibilità della gente, che smuovesse gli algoritmi dei social. Non i numeri, che possono essere letti in mille modi diversi. Con attenzione e garbo, come fanno i vertici della Protezione civile, o con il disinvolto cinismo di alcuni personaggi della tv, in grado di farti salire un brivido lungo la schiena dicendo che “finalmente sono positivi”, quei dati, perché “i morti sono stati 681 in un giorno, mentre ieri erano 766, dunque la curva è in discesa”. E che culo! Poi magari scopri che il numero è sceso solamente perché tanta gente è morta ma non si è trasformata ancora in un dato statistico, perché non è arrivato l’esito del tampone. Domani magari arriverà e diranno in tv che “oggi il dato è in aumento di una unità”. Unità, cioè persona, che era morta ieri. Ma non importa. I dati sono importanti e fondamentali, perché solo analizzandoli e tenendoli sotto controllo è possibile comprendere la situazione.
È sul commento, sul cappelletto aggiunto dai non addetti ai lavori, che, talvolta, mi permetterei di dissentire.  
Magari oggi, nel giorno della Domenica delle Palme, sarebbe meglio concentrarsi sul senso di una guerra che non abbiamo dichiarato e in cui siamo dentro disarmati, assieme a tutti gli altri popoli della Terra, contro un nemico capace di far crollare tutte le nostre certezze: il nostro modo di vivere, il modo di vivere le professioni, le relazioni, persino il senso del contatto umano con il prossimo.
Oggi, magari, rallentiamo un po’. E quando poi, anche oggi stesso, aggiorneremo i nostri dati territoriali e conteremo i nostri “positivi”, non dimentichiamoci di ricordare che il coronavirus ha già sottratto all’affetto dei propri cari tante persone (ieri il bollettino della Regione diceva 13 nell’Ennese, ma sappiamo che sono quasi una ventina, pur restando in attesa del responso del tampone). Tredici o quasi venti nell’Ennese, 15.362 in Italia ieri, 64.774 nel Mondo. Tutti importanti! Ricordiamolo e riflettiamo, dopo aver riletto con freddezza i nostri dati statistici…