Riceviamo e pubblichiamo un’interessante riflessione della ginecologa leonfortese Valeria Mazzola sul tema dei ritardi ad analizzare i tamponi effettuati in provincia di Enna.
Dai report dell’Asp di Enna veniamo informati , tra l’altro, che alle 13 dell’11 aprile erano stati eseguiti 1906 tamponi , di cui 677 negativi, 201 positivi, 19 non eseguibili e ce ne  sarebbero 971 ancora in sospeso. Molti prelievi sono stati eseguiti il 30/03/2020.
Questo significa che da quattordici giorni ci sono operatori sanitari , pazienti ricoverati, familiari di pazienti positivi che ancora aspettano un responso, senza considerare chi è in quarantena quasi finita ed in attesa di poter eseguire ancora il tampone, con la possibilità di doverla prolungare, se il tampone non verrà fatto e l’esito non arriverà in tempo, come è molto probabile.
Ciò comporta che operatori sanitari vengono mantenuti al lavoro, in attesa dell’esito del tampone, con il rischio di diffondere l’infezione se positivi, (infatti ai sensi di legge è esclusa la quarantena se asintomatici).
Significa che i pazienti Covid convalescenti non potendo eseguire il tampone che ne convalidi la guarigione , non possono essere dimessi liberando posti letto, che chi è in quarantena perché familiare di un paziente Covid positivo, dovrà rimanerci anche dopo la scadenza perché non avrà potuto effettuare il tampone, o peggio uscirà di casa senza averlo eseguito.
C’è insomma un intollerabile ritardo che mette a rischio la sicurezza di noi tutti.
Ci si interroga sul perché , se ci sono delle difficoltà a processare i tamponi per sovraccarico di lavoro presso i laboratori individuati , non si seguano altri percorsi
Ad esempio l’Asp potrebbe rifornirsi di tamponi rapidi, sempre “virologici diretti”, basati cioè , come quelli finora utilizzati, sulla rilevazione diretta del genoma virale nelle secrezioni respiratorie, ma, a differenza di quelli tradizionali,che richiedono fino ad otto ore per l’esecuzione, possono essere analizzati  in un lasso di tempo molto inferiore ( poco più di mezz’ora) .
E’ notizia di questi giorni che tra poco cominceranno ad essere utilizzati presso i laboratori dell’ospedale Garibaldi di Catania. Potrebbero essere utilizzati i test sierologici per individuare i soggetti immuni (per la presenza di IgG ) che potrebbero riprendere il lavoro, anche se bisogna sottolineare che questi test così come i test rapidi su sangue intero,  non possono indicare se il soggetto è in quel momento portatore del virus (questo si può evidenziare solo con il tampone), ma se è stato in contatto con esso ed è immunizzato.
Tra questi test sierologici il più accreditato è quello della Diasorin che dovrebbe acquisire entro aprile il marchio Ce e dovrebbe essere autorizzato dalla FDA.
È urgente e indifferibile che la nostra Asp si attivi subito intraprendendo nuovi percorsi per risolvere i gravi problemi che attanagliano la sanità ennese, con il rischio di prolungare ancora per molto tempo questa epidemia con sofferenze e morti.