di Mario Antonio Pagaria

Messa si o Messa no? Questo è il dilemma. Visto che tutti dicono la loro, anche chi scrive, da cattolico praticante, ma fuori dal coro, intende esternare all’uopo il suo pensiero e lo fa, riprendendo una posizione che ha assunto nel gruppo whatsapp dell’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana), alla quale è associato: Gli esperti…Gli esperti chi? Decine e decine di saccenti e anticlericali, in ispecie sui social, da bravi “leoni da tastiera”, spesso disinformati e/o poco documentati, da bravi “tuttologi”, dicono la propria, sull’opportunità di riaprire o non riaprire al culto le chiese, quindi di fare partecipare i fedeli alla Santa Messa, distribuendo loro l’Eucaristia. Negli ultimi giorni Papa Francesco, pur non pronunciandosi in maniera contraria verso la realizzazione di tale ipotesi, peraltro da molti praticanti auspicata, ha chiarito che bisogna attenersi alle regole imposte dal Governo Italiano che, tra l’altro, ad avviso di chi scrive, in linea di massima, sta adottando misure giuste ed opportune. Ma va precisato e chiarito che il Papa medesimo non ha detto assolutamente di essere contrario acchè si ritorni alla celebrazione pubblica delle Sante Messe, con relativa distribuzione dell’Eucaristia ai fedeli, ma non si è pronunciato nel merito. Però, come al solito è stato strumentalizzato politicamente dagli integralisti dell’una (anticlericali convinti) e dell’altra parte (tradizionalisti bigotti e irriducibili). Non condividiamo, a nostro modesto avviso, né l’una né l’altra opinione, poiché, egregi anticlericali ed egregi tradizionalisti, il Papa ha voluto dare un altro tipo di messaggio, e siamo sicuri che Egli frema dall’ansia di tornare a far partecipare “Il Popolo di Dio” alle celebrazioni, ma, opportunamente, con il dovuto raziocinio e con l’attuazione delle necessarie misure di sicurezza.
Anche il Vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, Monsignor Rosario Gisana, rilasciando una breve dichiarazione a chi scrive, ha detto: “Le opportunità per celebrare in sicurezza sono molteplici; ci si deve soltanto organizzare. Aspettiamo comunque la risposta di questa interlocuzione e poi ci si organizza. Non vedo difficoltà a disciplinare il culto.” Ma andiamo alle umili proposte di chi scrive:  a nostro modestissimo avviso si potrebbero, ad esempio,  celebrare più messe durante il giorno e limitarle ad un numero ristretto di fedeli. Tra l’altro i sacerdoti,  possono anche celebrare due messe al giorno in determinati casi e all’uopo statuisce il Canone: “L’Ordinario del luogo può permettere la binazione nei giorni feriali e la trinazione nei giorni di precetto soltanto nel caso che lo richieda la necessità pastorale della comunità”. Fatta questa precisazione, si potrebbe, sempre previo via libera del Governo e durante la fase due, almeno per quanto riguarda le celebrazioni feriali, frequentate ad Enna, in media da un massimo di 10/15 persone, consentire ai sacerdoti di celebrare anche due Messe al giorno, stabilendo una turnazione nonché il distanziamento delle persone, poiché in esse vi sarebbe lo spazio per distanziare i fedeli, regolarmente muniti di mascherine e guanti, che dovrebbe indossare anche il sacerdote al momento della distribuzione, per tutelare sé stesso.  Per quanto riguarda la distribuzione della Santa Comunione si potrebbe imitare la Chiesa Polacca, dove ai fedeli, la medesima Comunione viene distribuita con delle pinzette, e ovviamente, rigorosamente sulla mano del fedele, il quale, in prossimità del sacerdote, dovrebbe provvedere a sollevare la mascherina e dopo aver ricevuto il Sacramento,  immediatamente riposizionarla come prescritto dalle norme sanitarie.  Ed ancora: considerato che si avvicina la bella stagione, si potrebbe celebrare all’aperto in grandi spazi (ad esempio ad Enna, in Piazza Europa) e sempre rispettando la regola del numero limitato dei partecipanti, onde evitare l’accesso in massa, sia per quanto riguarda la logistica cittadina, sia per quanto riguarda la possibilità di diffusione del Covid.
Problema si porrebbe, invece, per le affollate messe domenicali che, soprattutto all’interno delle chiese, ma come anzidetto, anche negli spazi aperti,  andrebbero ancora interdette ai fedeli a meno che non si rispettino le proposte di cui sopra.  In ogni caso, le messe domenicali, ad avviso di chi scrive, sarebbero da attenzionare ulteriormente ai fini della sicurezza. Sarebbe, inoltre, opportuno, dotare le chiese di distributori di disinfettanti e sanificarle come prescritto dalle norme sanitarie. Come vedete, cari lettori, senza bisogno di strumentalizzare le posizioni del Papa, con un minimo di raziocinio e di buona volontà si potrebbe consentire, senza obbligarli, ai fedeli che lo desiderano, di partecipare alla Santa Messa, almeno una volta a settimana, non privandoli così dell’ambita, e per i cattolici (verso i quali si esige rispetto) necessaria, somministrazione della Santissima Eucaristia, ricordando a molti improvvisati teologi/leoni da tastiera che la Religione Cattolica è inscindibile dalla partecipazione al Sacrificio Eucaristico e che non è assolutamente sintomo di “bigottismo” il desiderio o la “fiamma” che ardono nel cuore di ciascuno di loro, di ricevere la Comunione che, non è la stessa cosa della comunione spirituale, checchè ne dicano molti sedicenti “esperti” e ricordando che i cattolici differiscono, pur rispettandoli, dai protestanti, proprio in ciò. Si rende infine necessario, l’assoluto rispetto e la relativa possibilità di riunione, rispettando le regole di cui sopra (che non sono diktat di chi scrive ma semplici proposte più o meno condivisibili) degli appartenenti a tutte le confessioni cristiane e delle altre religioni.
Concludendo, così come, perentoriamente  e unilateralmente avrebbero decretato alcuni non addetti ai lavori, così non c’è partita, cari amici. Ovviamente le anzidette proposte costituiscono una nostra personale  opinione e non ci definiamo né ci arroghiamo il titolo di “esperti” ma di semplici cittadini che intendono dare un contributo al dibattito in voga in questi giorni.

Mario Antonio Pagaria