di Josè Trovato
Studenti, insegnanti, lavoratori, padri di famiglia. In comune hanno le origini e la comune situazione di lavoratori emigrati dalla Sicilia al nord Italia. In centinaia hanno rispettato le norme, il lockdown e tutte le prescrizioni imposte per l’emergenza Coronavirus. Non sono tornati a casa in queste settimane e con grande senso di responsabilità non hanno neppure voluto approfittare del clamoroso autogol del Governo Conte – che l’8 marzo scorso comunicò in tv un decreto non ancora firmato, la chiusura delle zone rosse, consentendo a centinaia di persone riversarsi dal nord a sud del Paese, in certi casi rendendosi pure vettori, inconsapevoli, della diffusione del contagio – affrontando l’intera quarantena lontano dai loro affetti più cari. E adesso, nonostante il governo abbia aperto al loro ritorno a casa, dal 4 maggio, non potranno farlo. Per loro, verrebbe da dire, la fase 1 continua. La ragione? Un’ordinanza del governatore Musumeci vieta a queste persone, perlopiù dei ragazzi o uomini di mezz’età, di tornare a casa. Le ragioni del provvedimento del presidente, va detto, sono note a tutti e per certi versi anche condivisibili, poiché il rientro in Sicilia di emigrati al Nord, all’inizio della pandemia, è stato proprio una delle ragioni di tanti focolai, in giro per l’Isola. E forse il dibattito non sarà mai chiuso, tra favorevoli e contrari. Intanto i ragazzi che lavorano al nord si sono documentati, hanno preso atto che l’ordinanza del presidente della richiama il decreto 183 del 2020 del MIT, il quale a sua volta rimanda al 153 del 2020 (entrambi prevedono l’attraversamento dello stretto solo per comprovate esigenze di salute, lavoro o necessità). “Rimarrebbe, come unica e remota possibilità, un’interpretazione estensiva dell’espressione “situazione di necessità” – affermano alcuni di essi –. Il ritorno presso il luogo di residenza in effetti è una situazione di necessità. Ma è una possibilità molto remota e pericolosa, perché molto discrezionale. Si corre il rischio di arrivare allo stretto e di non passare comunque”.
E a le storie di questi ragazzi, che si sentono “ripudiati” dalla loro Terra, sono tutte meritevoli di attenzione.
Come quella del leonfortese Luca Di Fazio, che vive a Tortona, dove insegna Scienze motorie in una scuola superiore. E che chiede, rivolgendosi anche direttamente a Musumeci: “Cosa cambia tra 4 maggio e 17 maggio? Non è più rischioso riaprire il 17 maggio dato che nel luogo dove ci troviamo per lavorare (non per fare villeggiatura) dal 4 maggio con la fase 2 potrebbero nuovamente tornare a salire i contagi? Non è meglio farci tornare adesso, con le dovute precauzioni (siamo disponibili a fare anche 1/2 mesi di isolamento) che le Asp avevano già pianificato? Musumeci, non è che il 17 maggio vai di nuovo in televisione con il sorriso da grande politico finto dicendo “dovete ancora pazientare perché lì dove siete i contagi sono tornati ad aumentare”? Musumeci mica stai facendo passare il messaggio che in fondo hanno fatto bene i furbetti di marzo a infischiarsene della salute di tutti?”.
Luca ci conferma di aver parlato con la Protezione civile siciliana e di aver avuto conferma: non si può tornare.
Tra le centinaia di altre, vi sono poi le storie di Paride di Gibellina e Maria di Palermo.
Paride, che è ancora residente in Sicilia nonostante viva al Nord per esigenze lavorative da tre anni, lavorando con contratti brevi, sostiene di aver scritto a Musumeci ma di non aver ricevuto ancora nessun riscontro. “Siamo tantissimi i siciliani che viviamo al nord per esigenze lavorative, e in questo periodo tantissimi di noi sono stati letteralmente licenziati – ha scritto sui social -. Data la situazione tutti questi siciliani vengono mantenuti dalla famiglia dal Sud. Pagando 500 euro di affitto e annessi vari, senza la possibilità di poter ritornare al comune di residenza, spero che il mio messaggio possa essere divulgato il più possibile”.
Questo il testo integrale della sua lettera al presidente Musumeci:
Buongiorno Governatore, piacere di parlare con Lei. Sono un ragazzo di 26 anni e, non per scelta, vivo al Nord in un paese di provincia. Nella vita faccio l’insegnante da tre anni e ho ancora la residenza in Sicilia. Agli albori della crisi COVID19 ho preferito restare qui al Nord per preservare la salute mia ma in primis della mia famiglia e di conseguenza dei miei cittadini. Una scelta ponderata si direbbe ma, non Le nascondo, molto difficile, almeno per il momento, psicologicamente. Almeno per il momento psicologicamente difficile perché dal 30 giugno in poi si aggiungerà un’altra difficoltà: quella economica! Come Lei ben sa e vista la mia età, non sono un insegnante di ruolo e pertanto a Giugno scadrà il mio contratto di lavoro. Come Lei ben sa ci sono dei costi di gestione qui al Nord: casa in affitto, bollette, tasse e, per quello che rimarrà, costi di gestione inerente alla sussistenza personale. Avrò fatto una scelta ponderata. Forse avrei dovuto fare come tutti gli altri: scappare da Milano nella “notte dei cristalli”? Invece no. Orgoglioso di ciò che ho fatto come tantissimi altri mie conterranei. Lo rifarei milioni di volte. Sono stato in quarantena in casa, come tutti. Anzi visto il protrarsi dei giorni oserei dire in “cinquantena”. Cosa farà la Regione Sicilia per noi? Avrà ancora intenzione di ripudiarci? Quindi avete intenzione di rinunciare alle trattenute regionali sullo stipendio per ammortizzare questa situazione?! Ora come ora mi rode non sa quanto. Premetto che le Sue misure adottate le condivido PIENAMENTE visto che i risultati Le stanno dando ragione.
Non abbandonateci.
Vogliamo ritornare a casa.
Pertanto confido nel suo modus operandi da Governatore della Regione Sicilia ma allo stesso tempo senza DIMENTICARCI, con le giuste precauzioni.
Un saluto
Rocco Paride Sinacori
Molto toccante anche la lettera di Maria, palermitana, che ha scritto al presidente della Repubblica Mattarella, “pregandolo di occuparsi del problema di tanti siciliani che dal 4 Maggio, contrariamente alle regole fissate dal Governo Nazionale, non potranno tornare a casa”; e che invita tutti a inondare di richieste le istituzioni. “Basta collegarsi al sito della Presidenza della Repubblica e mandare un messaggio – scrive –. Fate tutti la stessa cosa! Esercitiamo una pressione sulle istituzioni. Dobbiamo smetterla di subire: Siamo cittadini, non sudditi, alla mercè del primo che si alza al mattino!”.
Questo il testo integrale della sua lettera.
Caro Presidente, mi rivolgo a Lei, non solo in quanto istituzione, ma anche in quanto mio conterraneo. Il Governo ha aperto “la fase 2” consentendo anche una mobilità dei cittadini finalizzata al rientro nei luoghi di residenza/domicilio. Evidentemente, preso atto della migliorata situazione generale e delle regole su quarantena e test, ha ritenuto di consentire il rientro a tanti giovani, lavoratori, mogli e mariti che, rispettando le regole, sono rimasti al nord in attesa di poter rientrare a casa. Il Governo ha compreso che questo tema meritava attenzione, rispetto e soluzione. Il Presidente della Regione Siciliana, ha ritenuto di prorogare sino al 17 maggio, la limitazione agli ingressi in Sicilia anche per queste persone. Penso sia una vera crudeltà ed , a questo punto una vera violazione dei loro diritti costituzionalmente garantiti. Queste persone, spesso bisognose, hanno per qualche ora, gioito per a possibilità di tornare a casa. Questa gioia è stata stroncata dal Presidente della nostra Regione, senza che vi sia una reale emergenza regionale che giustifichi la deroga alle regole nazionali. So che è molto impegnato ma la prego, se è convinto della bontà dell’iniziativa, di intervenire sul Presidente Musumeci convincendolo a rivedere questa sua scelta. I siciliani al nord in questo momento sono figli di nessuno e sono psicologicamente messi a dura prova da queste disorganiche azioni. La prego di prendersene cura. La ringrazio e la saluto con rispetto e affetto.
Maria Gambino
Va evidenziato infine che il presidente della Regione non sembra arretrare di un millimetro, anzi sembra chiudere ogni opportunità al rientro immediato. “Chi vuol venire in Sicilia – ha detto Musumeci in tv – sa che deve spostare di qualche settimana il rientro previsto nella sua agenda. Per ora chiediamo di restare chiusi, blindati”.
Queste infine le sue parole in un video che è stato postato poche ore fa.