di Salvo La Porta

Lo confesso, la mattina quando da solo celebra la santa Messa mandata in diretta da Santa Marta, mi fa tanta tenerezza che, se potessi, mi alzerei per sostenerlo, malfermo come sono.
Porta sulle sue spalle un peso che con molta fatica riesce a sopportare. Ne è consapevole. Ha bisogno di essere protetto e incoraggiato e, come nella consumazione di un rito quotidiano, non si stanca mai di chiedere che gli sia stia vicino con la preghiera.
Ebbene si. Gli voglio bene e prego per lui.
Anche le persone, alle quali vuoi un bene dell’anima, tuttavia, assumono comportamenti che, con tutta la tua buona volontà non riesci a condividere e che spesso ti provocano turbamento e smarrimento.
Il Corriere della Sera di ieri dieci maggio, ha pubblicato un bellissimo e approfondito scritto di Ernesto Galli della Loggia (non credo che nel cognome si nascondano simpatie massoniche), il quale ritiene che “è ormai un luogo comune notare il carattere profondamente politico del pontificato di papa Bergoglio. In verità, però, più che politico il suo appare un pontificato ideologico, e le due cose non sono affatto la stessa cosa.”
Ideologia e Politica si muovono e alternativamente si affermano nel solco della Filosofia che, per i cattolici di stretta osservanza è “ ancilla theologiae”.
Succede, invece, che ( sempre per dirla con Galli della Loggia) “non appena oltrepassa l’ambito delle cerimonie e dei riti, il discorso pubblico di Francesco inclina a perdere ogni specificità di tipo religioso”, per abbandonarsi a privilegiare i valori di emancipazione sociale e politica, presenti nel messaggio cristiano e proclamati dalla cosiddetta “teologia della liberazione”.
Praticamente, la Chiesa dovrebbe fare tesoro dell’esperienza dei primi cristiani e promuovere la giustizia sociale, incoraggiando i ricchi a vendere tutti i loro beni e metterne il ricavato in comune, distribuendo a ciascuno secondo la propria necessità.
Certamente, sarebbe il massimo per l’attuazione del messaggio cristiano.
Ma c’è un ma. A chi il compito di distribuire i beni comuni?
Già, abbiamo appreso domenica scorsa che gli Apostoli furono costretti ad istituire il diaconato, perchè  “sorse un mormorio da parte degli ellenisti contro gli Ebrei, perchè le loro vedove erano trascurate nell’assistenza quotidiana”, il che fa pensare che qualcuno sia caduto nella tentazione di fare a modo suo e (perchè no?) di trarre ingiusto profitto di tutto quel ben di Dio di cui finalmente, magari dopo lunghe e dolorose privazioni , poteva disporre.
Quando si amministra il bene comune, la tentazione è sempre forte!
Quis custodiet ipsos custodes?
Siamo tutti tentati di accumulare ricchezza, anche a danno degli altri, e spesso ci abbandoniamo alla tentazione e non bastano i generici richiami al messaggio evangelico a farci cambiare un discutibile stile di vita.
Troveremo sempre il modo, il sotterfugio per fare ciò che più ci piace, convinti di esserci messi l’anima in pace con il Padre Eterno.
Leggevo, tempo fa, di un benedettino che, richiamato alla regola di non mangiare carne il venerdì e non volendo rinunziare al suo bel pollo arrosto, se ne fece portare uno sulla tavola imbandita e, prima di divorarlo, lo mutò in pesce, proferendo una farsesca formula battesimale “ io ti battezzo pesce” e mettendo così a posto la sua coscienza.
Fatte queste ultime considerazioni, non resta che ribadire il profondo affetto verso Francesco ed il riconoscerlo come la più alta autorità della Chiesa, secondo il principio che “ubi Petrus, ibi ecclesia”.
Resta, però, una certa amarezza nel vedere riposta in un cassetto la “Rerum novarum”,  solida dottrina sociale della Chiesa, e per dovere praticamente soffrire l’abdicazione di un vero Uomo di Dio al ruolo di Sommo Pontefice della “Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica e Romana”.
Il Pontefice romano non è solo il Vescovo di Roma, non è un Vescovo qualunque. E’ il capo della cristianità, l’erede di quanto di buono la civiltà romana ci ha tramandato, il custode e l’interprete autentico della Parola, il garante della pace tra le Nazioni, il faro di civiltà, al quale fare riferimento. Il  Sovrano di uno Stato che, seppure minuscolo, può liberamente richiamare i potenti della Terra all’ osservanza dei precetti evangelici ed al rispetto della dignità dell’uomo.
Una cosa è essere Papa. Altra essere sociologo…..