Leonforte. Il sindaco Carmelo Barbera ha chiesto la convocazione urgente della sesta commissione dell’Ars, che si occupa di Salute, al fine di ripristinare le condizioni di normalità nell’ospedale Ferro Branciforti Capra. La richiesta del sindaco nasce anche dall’insistenza con cui negli ultimi giorni circola la notizia ufficiosa relativa all’intenzione di “convertire l’ospedale in un Centro interamente dedicato al Covid con probabile conseguente soppressione di tutti gli altri reparti, ivi compreso il Pronto Soccorso”. Il sindaco ricorda che l’ospedale ha servito la comunità in ragione dell’emergenza pandemica, ancora in atto. “La conversione dell’ospedale in centro Covid – scrive, in sintesi, Barbera – qualora si dovessero registrare pochi casi di contagio o addirittura nessun caso, con l’auspicio che la pandemia, come altre già in un passato recente, cessi definitivamente, determinerebbe l’inutilizzabilità e la conseguente inutilità del Ferro Branciforti Capra. Quest’ultima ipotesi sarebbe, dunque e senza troppi giri di parole, preludio di chiusura definitiva dell’ospedale”.
Barbera ricorda come non sarebbe stato osservato il decreto assessoriale dell’anno scorso che prevedeva per Leonforte, “una UOS di Pronto Soccorso; Una UOSD di Medicina Generale, con una dotazione di n. 20 posti letto; Una UOS di Chirurgia Generale, con una dotazione di n. 6 posti letto; Una UOC di Recupero e Riabilitazione funzionale, con una dotazione di n. 18 posti letto; Una UOS di Lungodegenza, con una dotazione di n. 16 posti letto; Una UOS di Radiologia; Una UOS di Laboratorio Analisi; Una UOSD di Anestesia; Una UOS Direzione Sanitaria di Presidio”. Inoltre l’ospedale da tempo avrebbe carenze di personale tecnico qualificato, nonché di strumentazioni idonee ad effettuare prestazioni mediche. “Le superiori circostanze non consentono, ad oggi, al nostro Presidio Ospedaliero di potere operare nel pieno delle sue potenzialità, con gravi ripercussioni per la tutela della salute dei cittadini”.
Nel documento, il primo cittadino fa rivelare che le lacune e le criticità – già rappresentate nel corso di reiterate occasioni alla dirigenza dell’ASP di Enna, sia per le vie brevi che per il tramite di atti formali – sono rimaste e che “espongono il personale medico e sanitario a notevoli rischi atteso, altresì, gli enormi carichi di lavoro cui debbono quotidianamente fare fronte”.
Per queste ragioni è “ritenuto assolutamente improcrastinabile il ripristino immediato della piena operatività di tutte le unità operative e dei servizi, per come previsto dal decreto assessoriale anzidetto, avendo riguardo agli standard all’uopo preordinati tanto con riferimento alle necessarie risorse umane quanto con riferimento alla fornitura di strumentazioni di carattere tecnico efficienti e idonei allo svolgimento delle attività diagnostiche e di cura”.
Viene ricordato il dato relativo alla viabilità – “le strade di pertinenza statale e provinciale che attraversano il Libero Consorzio Comunale di Enna (ex Provincia di Enna) versano in uno stato complessivo di inadeguatezza e che in molti tratti la rete stradale è addirittura al collasso determinando gravi ripercussioni sul trasporto in ambulanza di soggetti con necessità di intervento di Pronto Soccorso e che sarebbero sottoposti a un serio pericolo di vita”; che “gli stati di emergenza e urgenza necessitano di interventi di pronto soccorso immediati che possono risultare indispensabili per la salvaguardia della vita umana la cui assenza, al contrario, determinerebbe, la possibilità di lesione della stessa”; “che la condizione della rete stradale anzidetta e i reali tempi di percorrenza non permettono agli utenti residenti nel territorio di operatività del P.O. di Leonforte di potere ricorrere agli altri PP.OO. senza mettere a rischio la propria salute e, nei casi di urgenza, la propria vita” – e che “l’ospedale di Leonforte negli ultimi anni è stato progressivamente depotenziato con il trasferimento di interi reparti presso l’ospedale di Nicosia”.
“Anche con l’ultimo riordino della rete ospedaliera per il tramite del suddetto D.A. (decreto assessoriale, ndr.) la tendenza non è mutata e l’Ospedale di Leonforte si trova privato di diverse strutture con la conseguente domanda da parte dell’utenza rivolta verso altre strutture – prosegue il documento -. Il decreto di riordino ha attribuito all’ospedale di Leonforte la qualificazione di ospedale di zona disagiata e all’ospedale di Nicosia quello di ospedale di base, sulla scorta di una erronea e manifestamente illogica applicazione del D.M. n. 70/2015. Invero, sulla base di quanto espressamente previsto dal predetto D.M., il presupposto per l’individuazione degli ospedali di zona disagiata, sulla scorta di un criterio geografico, è la distanza (90 minuti) dai centri hub o spoke di riferimento. L’ospedale di Nicosia è alquanto più distante, rispetto a quello di Leonforte, dagli ospedali di Caltanissetta ed Enna. Così come il bacino di utenza del Distretto di Agira, a cui appartiene l’ospedale di Leonforte, è di gran lunga superiore rispetto a quello del distretto di Nicosia. Dal confronto dei dati oggettivi, appare di tutta evidenza che, in ossequio a quanto previsto dal D.M. n. 70 del 2015, il D.A. avrebbe dovuto prevedere, quale classificazione naturale per l’ospedale di Leonforte, quella di ospedale di base. Per le caratteristiche oro-geografiche e per le difficoltà di collegamento con gli altri presidi, anche, peraltro, sulla scorta degli stessi criteri generali individuati dal D.A. anzidetto, l’ospedale di Nicosia deve ritenersi periferico e, quindi, da classificare come ospedale di zona disagiata. Il che peraltro ha di fatto determinato un incremento delle dotazioni del P.O. di Nicosia a discapito dell’Ospedale di Leonforte. Quanto fin qui rilevato è frutto di una scelta irrazionale, privando un’area di riferimento (quella dell’ospedale di Leonforte) più vasta in termini di utenza di risorse necessarie per far fronte a una richiesta di assistenza maggiore”.
In relazione all’emergenza Covid, il sindaco fa notare che anche Leonforte “è stato interessato da diversi contagi”.
“Questa amministrazione, invero, fin da subito e prima della diffusione dell’emergenza in Sicilia, ha adottato misure molto restrittive, di concerto con il Commissariato di P.S. e la locale Stazione Carabinieri. Il che ha evitato il diffondersi dell’epidemia in modo massivo su tutto il territorio comunale”. Poi il sindaco se la prende con l’Asp, ricordando “l’esposto trasmesso, per il tramite del Commissariato di P.S. e del Comando Stazione dei Carabinieri di Leonforte, alla Procura della Repubblica” di Enna. A causa dei contagi, dal 28 marzo l’Asp ha sottoposto “un numero significativo di persone, residenti a Leonforte”, ai tamponi.
“A fronte di ciò, il Presidio Ospedaliero “Ferro Branciforti Capra” di Leonforte, dopo attente valutazioni da parte di questa Amministrazione Comunale volte ad esigere dall’ASP la messa in sicurezza degli altri reparti, è stato, ed è, strumento di servizio per la comunità, per il tramite della conversione del reparto di Chirurgia in reparto dedicato ai pazienti Covid in via di guarigione. In altri termini, a fronte delle continue azioni volutamente perpetrate negli anni in danno dell’ospedale di Leonforte e a vantaggio degli altri due ospedali periferici (di Nicosia e di Piazza Armerina), come sopra ampiamente rappresentato, oggi, in piena emergenza, il “Ferro Branciforti Capra” è stato, ed è, quello che ha dato un maggiore contributo al territorio, secondo solo all’Ospedale centrale di Enna. L’Ospedale “Ferro Branciforti Capra” per secoli ha servito il territorio e le persone che in esso, e non solo, hanno vissuto. Si tratta di una struttura nuova e in ottime condizioni. Ciononostante è stato ed è oggetto di scelte arbitrarie del tutto in contrasto con il diritto alla salute e con la dignità dell’individuo. E auspicabile, da parte dello scrivente e in rappresentanza di un’intera comunità, che finalmente il predetto ospedale venga dotato dei necessari strumenti per poter assicurare la tutela della salute alla comunità medesima”.
Queste, in sintesi, le ragioni della richiesta del sindaco, che a margine sottolinea che eventuali richieste delle amministrazioni comunali presentate in passato ricadevano “in un momento diverso, in cui c’era il picco del’emergenza e assoluta incertezza su tutto. Discorso diverso invece è oggi – conclude, intervistato, Barbera -. Le condizioni sono completamente differenti”.