Agira. Nei giorni scorsi don Giuseppe La Giusa, sacerdote che abbiamo l’onore di conoscere personalmente – perché chi scrive si è confessato con lui, recandosi ad Agira ad onorare San Filippo, spesso partecipando alle sue messe ed ascoltandone le belle omelie, assolutamente in linea con i dettami della Chiesa – è stato al centro di una polemica a nostro avviso vacua e senz’alcuna ragion d’essere. Recentemente, infatti, il sacerdote è stato oggetto di strali sui social, da parte di qualche “benpensante” che, purtroppo, ricorda a tratti le parole sui social del grande Umberto Eco. Ma più che da giornalista, chi scrive in questo momento, lo fa da cattolico praticante e sicuramente non bigotto, poiché non frequenta alcuna “sacrestia” né estremizza la dottrina cristiana, ma cerca di viverla (Male!) nel proprio quotidiano. Un cattolico come tanti, insomma, che tuttavia, non può fare a meno di esprimere con lo scritto, facendosi senz’altro, scusate la presunzione ma passategliela, portavoce di tanti cristiani e peccatori come lui, i quali hanno soltanto un desiderio: professare la propria libertà di culto nel rispetto delle Leggi Civili e non vede l’ora di poterlo fare.
Ora, padre La Giusa, aveva avuto soltanto una colpa: aveva cercato di organizzare la festa di San Filippo di Agira, asseverando la massima Evangelica del “dare a Cesare quel che è di Cesare” e, di conseguenza dare a Dio quel che gli appartiene ovverosia, in questo caso  il culto. E lo aveva fatto in maniera eccellente, organizzando tutto alla perfezione, regolamentando le Sante Messe al numero massimo di 140 persone, spalmandole in numero quanto più alto possibile durante l’arco della giornata, in maniera tale che si evitassero gli assembramenti, regolamentando l’entrata e l’uscita dei fedeli, ed ancora, responsabilizzando un’associazione di volontariato per far rispettare le regole e, infine, concertandosi con le locali Forze dell’Ordine. Ma incredibilmente il povero buon sacerdote è stato oggetto di attacchi immotivati, ignoranti e ingiustificati, tant’è che scoraggiatosi ha annullato l’evento.
Pur rispettando la sua decisione non siamo  d’accordo con don La Giusa, convinti che nel rispetto delle regole e del protocollo Stato–CEI, le celebrazioni si sarebbero potute e dovute svolgere. Talvolta, però, l’anticlericalismo di molti soverchia le regole dello Stato. Chiederemmo a molti di questi Signori se non si fossero recati, negli ultimi giorni, nella nostra Enna, al Castello di Lombardia ed a Pergusa e perché non siano intervenuti con cotanta solerzia stigmatizzando gli assembramenti ivi compiutasi, per le innumerevoli persone che stanno senza mascherina e con le Forze dell’Ordine che cercano invano di fare il proprio dovere, senza essere spesso risparmiate da attacchi di incivili che si improvvisano virologi, economisti, giuristi e statisti. Adesso si approssima a Enna un’importantissima festività ovvero quella di Maria Santissima della Visitazione. Pensiamo, nella nostra modestia, che nell’assoluto rispetto delle norme Statali ed Ecclesiali, la Festa debba essere celebrata, almeno con l’esposizione del simulacro della Patrona di Enna e, consentendo, lo ripetiamo, nell’assoluto rispetto delle norme igienico-sanitarie ed evitando ad ogni costo gli assembramenti, agli ennesi di poter onorare la loro Patrona.

Mario Antonio Pagaria