di Josè Trovato

Leonforte. Quattro sconti di pena, una conferma e un’assoluzione. Si chiude così in appello il caso “Good Fellas”. È il processo alla nuova mafia organizzata di Leonforte, tra estorsioni e droga, scoperta nel giugno del 2017 dagli agenti del Commissariato di polizia. Le indagini, coordinate dal Pm Roberto Condorelli, oggi procuratore aggiunto di Caltanissetta, sono state condotte dal personale della sezione di Pg, diretto dal commissario capo Alessio Puglisi. La sentenza di secondo grado è stata emessa ieri sera dalla prima sezione penale della Corte d’appello di Caltanissetta, presieduta da Pasqua Seminara, consiglieri Giovanbattista Tona e Salvatore Faro Faussone.
La notizia più importante è senza dubbio il totale proscioglimento del leonfortese Angelo La Ferrara, 55 anni, che era stato condannato in primo grado a 5 anni perché ritenuto coinvolto in una presunta estorsione di stampo mafioso legata all’apertura di una nuova impresa in città. Lui, incensurato e responsabile di una scuola guida, per l’accusa aveva approfittato della presenza del clan leonfortese di Cosa Nostra per impedire che aprisse un’altra autoscuola. Ma i giudici della Corte d’appello nissena, come detto, hanno adesso accolto il ricorso del suo avvocato, il penalista leonfortese Ones Benintende, e lo hanno assolto con formula piena, escludendo dunque ogni suo possibile coinvolgimento, “per non aver commesso il fatto”. Il legale, pur non commentando la sentenza, esprime soddisfazione perché il verdetto rende giustizia all’onorabilità del suo cliente, che ha sempre avuto piena fiducia nell’operato della magistratura. La Ferrara, va altresì evidenziato, ha professato la propria innocenza sin dall’inizio – quando fu coinvolto nell’operazione ma posto agli arresti domiciliari, revocati dopo un paio di giorni – facendo notare che non c’erano e non potevano esserci intercettazioni compromettenti a suo carico e sottolineando di aver sempre operato in regime di concorrenza, di non aver mai avuto nulla a che fare con la criminalità organizzata; e inoltre, a riprova della sua integrità, di essersi sempre rivolto alle forze dell’ordine per segnalare presunte irregolarità.

Angelo La Ferrara, pienamente assolto


Pene ridotte come detto per altri imputati. Rispetto alla sentenza di primo grado, emessa l’anno scorso dal gup di Caltanissetta Valentina Balbo, scende da dieci a otto anni la pena inflitta a Giuseppe Arcaria di Leonforte, detto “Pino mafia”, difeso dagli avvocati Giulio Magnifico e Ignazio Maccarrone; da otto anni e otto mesi a cinque anni quella inflitta a Salvatore Oglialoro, difeso dall’avvocato Vania Giamporcaro; da otto anni a sei anni e otto mesi per Natale Cammarata, difeso dall’avvocato Vincenzo Franzone; da dodici a otto anni quella inflitta all’agirino Antonino Scaminaci, difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri. Confermata la condanna a due anni e quattro mesi per l’agirino Filippo Pergola. L’accusa di associazione mafiosa è stata contestata a Oglialoro, Arcaria, Antonino Scaminaci e Natale Cammarata. L’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, invece, è contestata a Cammarata, Antonino Scaminaci e Pergola. Permangono poi le ipotesi di concorso in estorsione, contestate avario titolo – e per differenti singoli episodi – ad Arcaria, Oglialoro, Antonino Scaminaci e Cammarata.

Giuseppe Arcaria, in appello 8 anni di reclusione


Salvatore Oglialoro, 5 anni di reclusione in appello


Natale Cammarata, 6 anni e 8 mesi di reclusione in appello


Tra gli imputati, infine, c’era anche il boss provinciale di Cosa Nostra Salvatore Seminara, detto“zio Turiddu”, processato a parte.

Salvatore Seminara, boss provinciale di Cosa Nostra a Enna. Per il processo Good Fellas è processato a parte