“Riteniamo che il Sindaco Accardi abbia il dovere di salvaguardare tutti i cittadini barresi e l’Istituzione dal solo dubbio che il Comune sia permeabile alla criminalità organizzata e ciò potrà farlo solo dimettendosi dalla carica che ricopre. Le sue dimissioni rappresentano, pertanto, l’unico strumento che ha a disposizione per dissipare ogni dubbio sulla propria condotta e per salvaguardare l’immagine dell’Istituzione e di tutti i cittadini barresi, allontanando il sospetto di possibili infiltrazioni mafiose anche nel nostro Comune. Per tali ragioni, invitiamo il Sindaco di Barrafranca, prof. Fabio Arnaldo Ettore Accardi, a rassegnare le dimissioni, che rappresentano l’unico gesto di responsabilità verso tutta la Comunità barrese”.
Lo scrive il PD di Barrafranca, in una nota del segretario del circolo cittadino, Angelo Gentile.
“E’ di questi giorni – si legge, in sintesi, nella stessa nota – la notizia di un’operazione condotta dalla Procura di Caltanissetta – Direzione Distrettuale Antimafia, dai Carabinieri del R.O.S. e dal Comando Provinciale di Enna, che ringraziamo per l’impegno profuso e la mole di lavoro espletato, che ha portato agli arresti di 46 persone per reati gravi che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all’estorsione aggravata, al traffico e smercio di stupefacenti, alla corruzione aggravata dall’aver favorito l’associazione mafiosa, etc., azzerando le cosche di Barrafranca e di Pietraperzia”.
“Dalle notizie giornalistiche abbiamo anche appreso che in detta operazione risulta, tra gli indagati, anche il Sindaco di Barrafranca. Lungi da noi l’idea di fare processi in pubblica piazza e ferma restando la piena validità della c.d. presunzione di non colpevolezza per tutti gli indagati, dobbiamo tuttavia evidenziare che, al di là della rilevanza penale dei fatti contestati, la condotta del Sindaco, per come emerge dalle cronache giudiziarie dei giornali, non pare sia stata caratterizzata da quella necessaria intransigenza morale che dovrebbe connotare ogni pubblico amministratore”.
“Un Sindaco ha, infatti, il dovere di ispirare la propria condotta al rispetto delle regole non scritte della c.d. etica pubblica, che impone di evitare sospetti e dubbi sulla propria condotta. La mafia va lottata non con parole o richiamando slogan o frasi di stile, ma con i fatti e con i comportamenti quotidiani ispirati al rispetto delle leggi e delle regole etiche”.