di Giovanni Vitale

Che si discuta di notizie false, mistificate o tendenziose, cioè tendenti ad alterare la verità non è una novità, lo si fa da sempre!
Che la veridicità dei fatti si possa manipolare con le parole fino a presentarli non solo in modo distorto ma, addirittura, contrario ad una determinata versione è noto fin dall’antichità. Un grande maestro nel farlo fu un siceliota: Gorgia di Leontini, nell’entroterra fra Catania e Siracusa, allievo di Empedocle, nel V sec. a.C. La sua capacità, definita retorica sofista, arriva ai giorni nostri attraverso l’elaborazione di letterati, filosofi e logici che, naturalmente, ne hanno ampliato ed ulteriormente raffinato la competenza.
Non addentrandosi su quanto ciò possa incidere nei processi giudiziari di vari paesi e culture, resta che l’abilità di trasformare a convenienza il racconto di certi eventi attraversa la storia e le società.
Con la stampa e via via che la tecnologia ha reso disponibili altri strumenti per la comunicazione di massa, averne il controllo è stata l’altra faccia della medaglia del potere, perché ha comportato la maggiore diffusione di una versione dei fatti confacente agli interessi di chi è al comando, dei suoi affiliati e dei loro valori condivisi. In democrazia, ovviamente, tali risorse sono disponibili anche per chi si oppone ma in maniera minoritaria. Se l’opposizione infatti aumenta la propria massa d’opinione ciò a cui punterà primariamente è, di solito, proprio il controllo dei maggiori mezzi di comunicazione (mass media).
Da qualche tempo però, con l’avvento di internet e dei social network, ciò è cambiato: l’informazione circola in modi affatto diversi che nel passato e per i gruppi di potere, siano essi partiti o lobby, è diventato arduo rendere una versione dei fatti la più diffusa ed acclarata, evidentemente riconosciuta ed accettata dalla maggior parte delle persone!
È perciò che sempre più insistentemente, a vari livelli di controllo legale ed amministrativo, si discute della possibilità di limitare la circolazione di determinate informazioni. Ovviamente nei paesi democratici lo si intende fare per evitare danni a persone o cose, facendo cioè in modo di limitare la diffusione di notizie che possano, IN QUALCHE MODO, nuocere alla salute ed all’ordine pubblico. Il problema così diventa stabilire con precisione QUALI sono i MODI; cosa che fanno i parlamenti con le loro commissioni aiutati da specialisti e che, democraticamente, ne rendono conto all’opinione pubblica.
Senonchè con i ‘nuovi media’ le opinioni del pubblico diventano sempre più fluide, mutevoli a seconda di quale riesce a circolare più velocemente e nei modi più convincenti, secondo dinamiche finora affatto imprevedibili. Tant’è che nei paesi a regime totalitario, come ad esempio l’Iran e la Cina, i governi controllano direttamente e limitano drasticamente l’uso di internet e delle piattaforme social.
Oggi anche dalle periferie più lontane dai centri decisionali e per i cittadini istituzionalmente meno influenti è possibile accreditare nei canali informativi una certa opinione a scapito di un’altra. Ed è perciò che bisogna stare molto attenti a chi, e come, si appropria del diritto/potere di censurare la circolazione dell’informazione, sia da parte della politica, dell’editoria e delle stesse piattaforme delle Rete!